I segni della preistoria
Il territorio di Abbasanta fu molto abitato fin dalla preistoria. Ancora oggi, infatti, si possono ammirare importanti testimonianze del periodo nuragico e pre-nuragico: nuraghi, pozzi sacri, pietre solari o are sacrificali, menhirs o bètili.
Il nuraghe Losa prende nome dalla presenza delle urne cinerarie ricavate nel basalto nel terreno antistante il nuraghe (losa = tomba). È uno dei nuraghi più maestosi e meglio conservati della Sardegna, ampiamente descritto dalle varie pubblicazioni del Taramelli. Fu visitato per la prima volta nel 1884 dal Ganin e fu oggetto di scavi da parte del Vivanet e del Nissardi: anzi fu, quello loro, il primo scavo scientifico di un nuraghe. Gli oggetti che vi sono stati scoperti, e che ora si trovano nel Museo nazionale di Cagliari, sono soprattutto armi, bronzi votivi, utensili in ferro, monete d’oro e di bronzo, ceramiche nuragiche, puniche, romane e alto-medioevali, oggetti di ornamento tra cui uno “scarabeo” in diaspro verde, mentre non è molto tempo che è stata rinvenuta un’immagine itifallica su lastra di basalto.
Il nuraghe Aiga (forse dal greco “ capra”) è di stile architettonico differente dal Losa. Non è stato ancora oggetto di una specifica campagna di scavi, sebbene si presenti di notevole interesse; oltre a una struttura interna complessa, ha una altezza di 10 metri.
Il nuraghe Nurru (termine indefinibile, sicuramente tra quelli di origine arcaica) è formato da una torre centrale su due piani. Alla sua struttura si richiama il nuraghe Zuras.
Il nuraghe Arzola ’e Leperes (“Aia di Lepri”) è invece architettonicamente simile all’Aiga, ma di dimensioni più ridotte, racchiuso da mura perfettamente circolari.
Il nuraghe Sa Covocada, di stile simile al nuraghe Nurru, è quasi completamente diroccato, ma sono rimaste intatte l’entrata e parte delle fondamenta.
Nel territorio esistono anche tombe dei giganti, monumenti sepolcrali dell’età del rame, in località Su Pranu, Su Tentorzu, Sos Ozzastros e Su Cuzzu de Sas Molas; dolmen si trovano in località Mesu Enas e Sangrone; circoli megalitici, anch’essi monumenti sepolcrali, in località Su Pranu ’e Sargas; numerose anche le domus de janas (“case delle fate”), altro tipo di monumento sepolcrale col rito dell’inumazione
singola, che troviamo in località Chirigheddu (due), Sangrone, Mura Idda (due), Mesu Enas, Su Cantaru (due), Mura ’e Lauros (due), Cannas de Jana, Mura ’e Forru e Zana.
Menhirs o betili (pietre-simbolo di divinità) sono in località Aiga, Mura Ulimos, Chirigheddu e Sangrone; are sacrificali o pietre solari, lavorate per lo scorrimento del sangue quando venivano sacrificati i vari animali, si trovano in quasi tutto il territorio, di stile e forma molto diverse tra loro, molte delle quali sono state utilizzate come perdas de muru, per costruire cioè i muretti a secco che tagliano in tanti piccoli riquadri il territorio comunale.
Pozzi sacri sono in località Losa e Putzu ’e Cresia, mentre resti di un tempietto romano sono in località Mura Ilighes. Ma molti altri reperti e monumenti si potrebbero ancora descrivere, se si pensa che, oltre alla presenza numerosa e massiccia dei popoli nuragici, Abbasanta ha conosciuto la presenza fenicia, punica, cartaginese, romana, bizantina, pisana e aragonese.
Nel Medioevo Nel periodo medioevale, durante il Giudicato di Arborea, il centro faceva parte dalla Curatoria del Guilcieri che comprendeva: Abbasanta, Aidu, Borone o Orene, Domus Novas, Guilcieri, Nurguillo, Guilarci, Paule, Ruinas, Sedilo, Sellu, Solli, Tadasune, Urru, Ustheu, Zuuri. Il Fara, nella sua Corographia, scritta nel Cinquecento, aggiunge: Boele, Licheri, Suci, Nordai, Arcai. Il Guilcieri, abbreviato in Cier dagli Aragonesi, fu suddiviso in due contrade: Parte Cier Canales o superiore e Parte Cier Reale o inferiore. La parte Cier Reale comprendeva: Acqua-santa, Aidu, Guilarci, Palude. Nel ’400 era sede di majorales. Nel 1306 Abbasanta contava 60 “fuochi” (foghiles = focolari, famiglie), dunque circa 240-300 abitanti. Nel 1388 fu importante centro di “plaga”.
Abbasanta oggi Abbasanta si presenta come una cittadina moderna con abitazioni di stile vario, appartenenti a epoche diverse (alcune di esse, di qualche secolo fa, mostrano elementi dello stile aragonese), ben tenute e pulite. Nell’ultimo periodo ha avuto uno sviluppo notevole l’edilizia, tanto da occupare tutta l’area edificabile privata e quella appartenente al demanio. L’abitato è molto esteso, anche perché ogni abitazione ha il suo giardino; le strade sono larghe, sicché il traffico automobilistico scorre senza problemi di spazio. Si presenta, oggi, attiva, elegante e in continuo movimento, consapevole di avere nel suo territorio strutture civili e militari di notevole importanza. Le attività produttive hanno subito tuttavia in questi anni un ridimensionamento. Chiusi gli stabilimenti per la produzione di birra e di acque gasate, e cessata l’attività di un salumificio, si è ridotto anche il numero delle aziende che si occupano della lavorazione del sughero. Resistono quelle legate all’edilizia, specie per la produzione degli infissi. Abbasanta era frequentato in passato da allevatori e commercianti di carne, perché vi si svolgeva ogni martedì un mercato di bestiame di importanza regionale. Ora la manifestazione non si ripete più, le strutture, inutilizzate, sono in attesa di una nuova destinazione. Sono sorte nel frattempo alcune aziende private per la lavorazione e commercializzazione delle carni. Mentre la posizione del paese favorisce il funzionamento di alcuni depositi di merci e di agenzie di ditte a carattere nazionale. L’essere servita dalla superstrada Sassari-Cagliari (la “strada reale” la attraversò già nel 1829), dalla “trasversale” Abbasanta-Nuoro-Olbia e da tutti i mezzi pubblici di trasporto, con una stazione ferroviaria collocata ben dentro l’abitato (la ferrovia la “tagliò” in due verso il 1875) e una stazione di autolinee, consente infatti notevoli facilità di spostamento e di comunicazione con tutti i maggiori centri dell’isola.
I dintorni Da maggio e fino a settembre Abbasanta offre al turismo l’amena località di Sant’Agostino, oggi assunta a borgata, a 7 km sulla strada per Santu Lussurgiu. La località deve la sua importanza soprattutto alla chiesetta campestre dedicata al santo e caratterizzata dalle dimore temporanee, numerose in Sardegna, note come cumbessìas o muristènes. La chiesetta, che ha anche un parco giochi, è un animato punto d’incontro, dove si balla (e si prega) tutte le sere durante il novenario (16-28 agosto). In occasione della festa (28 agosto) il santo viene trasportato su un carro addobbato di alloro e di fiori seguito dai pellegrini a cavallo e a piedi. Durante le novene vengono organizzate delle manifestazioni e delle gare che il giorno della festa culminano nelle corse dei cavalli a pariglie con premi ai cavalieri più capaci. Altra località ricca di storia fin dal Medioevo è la Tanca Regia, a 4 km sulla strada per Santu Lussurgiu, già sede di un famoso allevamento di cavalli fin dall’epoca spagnola e oggi, con i suoi razionali, moderni, grandi allevamenti di suini e ovini, famosi in tutta l’isola, meta di visitatori e di esperti che seguono le tecniche più avanzate di conduzione dovute, sino ad un recentissimo passato, alla capacità e alla lungimiranza della famiglia Dalmasso. Famiglia ha poi ceduto in vendita Tanca Regia alla Regione Sarda, che la utilizza per studi ed esperimenti nel campo agro-pastorale. Vi opera l’Istituto di Incremento Ippico, che cura il miglioramento e la valorizzazione del cavallo anglo-arabo-sardo.
Degna di menzione è la storia della “chiesetta di Tanca”, dedicata ai santi Filippo e Giacomo (molto popolari in Spagna) il cui responsabile per volontà del re di Sardegna, non volendo pagare le decime al parroco di Santa Caterina, chiese ed ottenne dal papa l’erezione di detta chiesa a seconda parrocchia di Abbasanta.
Testi di Fausto Casula
Dizionario Storico-Geografico dei Comuni della Sardegna
Carlo Delfino Editore