Anfiteatro, corridoio a gradoni,
pozzo sacro.
Ricostruzione di SimonA 2005.
I patriarchi della Bibbia erano stati grandi scavatori di pozzi, Gen, 26,12. Abramo aveva cavato per i suoi discendenti, un pozzo profondo e ricco di acqua, sufficiente non solo per i suoi figli ma anche per i loro armenti, e lo aveva chiamato:"il pozzo del Dio Vedente e Provvidente".
Durante le feste stagionali "si cantava e c'era la musica (Giud. 5, Il). I pellegrini, con i loro bambini, giungevano da valli lontane. E' facile immaginare dei bambini, aggirarsi tra queste strutture e giocare e scomparire tra le capanne o dietro i templi a megaron. I fedeli avranno cantato:
"Venite, saliamo al monte del Signore, al tempio del Padre perché ci istruisca nelle sue vie e camminiamo nei suoi sentieri. Qui su questo monte adorarono i nostri padri" Isaia 27, 13.
Il
pozzo de su "Romanzesu" era profondo pochi metri, le pareti costruite con semplici pietre piatte e la cupola sovrastante "a cesto" (come dicono gli archeologi) aveva del meraviglioso. Gli ingegneri del tempo non conoscevano ancora la malta e neppure l'arco murario, invenzioni che sarebbero arrivate molti secoli dopo. Oggi questa tecnica è quasi scomparsa. Solo qualche vecchio ne conosce il segreto. Ai nostri occhi ha dell'incredibile pensare di costruire una cupola alta 7\8 metri con un diametro di base di 5\6 metri, senza l'ausilio di travi, archi, malta e senza avere la possibilità di scaricare il peso su grossi muri, come faranno più tardi gli architetti dei nuraghi o quelli della famosa "Tomba di Atreo" in Grecia.
Il costruttore, stando ritto al centro del cerchio, soppesa una ad una, con le sue mani piene di calli, ogni pietra prima di adagiarla nel suo posto, dove rimarrà per millenni, se qualcuno non la sposta. Ancora oggi girando per l'isola si vedono di queste capanne. Nelle giornate d'inverno quando il pastore, per ripararsi dal vento o dall'acqua, vi accende il fuoco, la disposizione delle pietre lascia uscire il fumo, ma impedisce alla pioggia di entrare.
Sono le più antiche "case in pietra" che l'uomo abbia imparato a costruire. Sono contemporanee dei menhir, risalgono almeno al terzo millennio. Precedono i trulli dove si fa già uso di malta e arco. Di esse troviamo ancora qualche esempio in Francia (Boussargues).
Certo questo pozzo non aveva il fascino e la delicatezza de su Tempiesu, solitario e nascosto dai lecci e dalle querce secolari, e neppure la raffinata maturità di S. Cristina; ma questi sarebbero venuti dopo, molti secoli più tardi, quando una nuova cultura aveva portato nuovi gusti artistici (XV sec. a.C). I capi pur ammirando quelle strutture "moderne" erano troppo affezionati al loro pozzo per volerlo abbattere. Pensarono invece di dotare le loro assemblee di un luogo adatto. Chiesero a "sos mastros de muru" di trovare la soluzione. Questi proposero (utilizzando un piccolo avvallamento) di costruire un magnifico anfiteatro composto da sei gradoni di calcare e di collegarlo al pozzo con un corridoio anch'esso a gradoni, lungo 36 metri. Nelle ampie gradinate tutti avrebbero trovato posto a sedere. Atene e Micene avrebbero pensato a simili strutture un millennio più tardi.
Le loro navi, dalla baia di Orosei, solcavano il Mediterraneo, e spesso approdavano in Medio Oriente, la patria da cui erano partiti ed a cui si sentivano legati. Forse le tavolette di bronzo (trovate presso il nuraghe di Tzricotu) con i loro caratteri cuneiformi, e che risalgono a questo periodo, ci aiuteranno a risolvere il mistero. Cultura e religiosità, nomi e melodie, ci tengono ancorati all'oriente. Le novità di Ugarit erano arrivate qui, prima che greci e fenici imparassero ad apprezzarle.