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Arzachena :: Il patrimonio archeologico della zona di Arzachena può essere considerato fra i più interessanti della Sardegna, sia per la densità dei monumenti in relazione all’estensione del territorio comunale, sia per la loro varietà. - Le Vie della Sardegna :: Partendo da Sassari Turismo, Notizie Storiche e Attuali sulla Sardegna, Sagre Paesane e Manifestazioni Religiose, Cultura e Cucina Tipica Sarda, Monumenti da visitare, Spiagge e Montagne dell'Isola. Turismo in Sardegna, itinerari enogastrononici e culturali, suggerimenti su B&B, Agriturismi, Hotel, Residence, Produttori Prodotti Tipici, presenti nel territorio. Informazioni e itinerari su dove andare, cosa vedere, dove mangiare, dove dormire sul Portale Sardo delle Vacanze e dell'Informazione. Sardegna Turismo dove andare e come arrivare, tutte le notizie che vuoi conoscere sull'Isola più bella del Mediterraneo. Scopri sul Portale Le Vie della sardegna le più belle località turistiche dell'Isola e la loro storia, i personaggi illustri e di cultura nati in terra Sarda.

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Arzachena :: Il patrimonio archeologico della zona di Arzachena può essere considerato fra i più interessanti della Sardegna, sia per la densità dei monumenti in relazione all’estensione del territorio comunale, sia per la loro varietà.

Località > Olbia Tempio
Piazza Risorgimento con parrocchiale di Santa Maria della Neve Arzachena (OT).
Arzachena
Comune della Provincia di Olbia-Tempio, conta 13.149 abitanti. Si trova a 85 m sul livello del mare nella frastagliata costa orientale delle Gallura. Il territorio, di forma trapezoidale, si estende per kmq 228,59 e confina con quello di Palau a nord, col mare Tirreno a est, con Olbia e Calangianus a sud. La regione alterna colline, vallate e zone pianeggianti. Le cime maggiori sono il monte Moro, 420 m, la punta Occhioni 386 m, e il monte Canu 395 m. È dopo Olbia e Tempio Pausania il centro più popoloso della Gallura ed è il capoluogo amministrativo dell'intera Costa Smeralda. La vegetazione spontanea comprende tratti di bosco di lecci, querce e olivastri, e grandi estensioni di macchia mediterranea. Anche questi elementi contribuiscono al fascino della fascia costiera, frastagliata e lunga 70 chilometri.

Abitanti: 11.068
Superficie: kmq 231,06
Provincia: Olbia-Tempio
Municipio: via Firenze, 2 - tel. 0789 849300 - 849320
Guardia medica: via Tasso - tel. 0789 82581
Polizia municipale: p.zza Dante, 1 - tel. 0789 81111
Biblioteca: via Crispi - tel. 0789 849407
Ufficio postale: viale Costa Smeralda, 159 - tel. 0789 82108
Spiaggia sulla costa di Arzachena (OT), informazioni turistiche e curiosità su Arzachena in Sardegna e le sue meravigliose spiagge.
Informazioni Turistiche e Curiosità su Arzachena
Il paese è attaversato dalla Statale 125 Orientale Sarda, nel tratto tra Olbia e Palau, dalla quale si distaccano le secondarie per le località marine da un lato, per i centri di Tempio, Luogosanto e Bassacutena dall'altro. Il paese è toccato anche dalla ferrovia Sassari-Tempio-Palau. Tra le chiese campestri ricordiamo San Michele Arcangelo e San Giovanni Evangelista. Nel paese sorge tra le altre Santa Maria della Neve, fatta costruire nel 1776 nel quadro di una politica di ripopolamento di questa parte delle Gallura. La memoria delle tradizioni di Arzachena si rinnova con la festa popolare di Santa Maria della Neve, una dei tre patroni della cittadina, che si svolge nella seconda domenica di maggio con grande partecipazione popolare, e che è legata ad una seconda fase di festeggiamenti che si svolgono nella terza domenica di settembre e sono dedicati anche agli altri due patroni, Sant' Antonio e Sant' Isidoro. La vegetazione spontanea comprende tratti di bosco di lecci, querce e olivastri, e grandi estensioni di macchia mediterranea. Anche questi elementi contribuiscono al fascino della fascia costiera, frastagliata e lunga 70 chilometri. Il paese è attaversato dalla Statale 125 Orientale Sarda, nel tratto tra Olbia e Palau, dalla quale si distaccano le secondarie per le località marine da un lato, per i centri di Tempio, Luogosanto e Bassacutena dall'altro. Il paese è toccato anche dalla ferrovia Sassari-Tempio-Palau. Tra le chiese campestri ricordiamo San Michele Arcangelo e San Giovanni Evangelista. Nel paese sorge tra le altre Santa Maria della Neve, fatta costruire nel 1776 nel quadro di una politica di ripopolamento di questa parte delle Gallura. La memoria delle tradizioni di Arzachena si rinnova con la festa popolare di Santa Maria della Neve, una dei tre patroni della cittadina, che si svolge nella seconda domenica di maggio con grande partecipazione popolare, e che è legata ad una seconda fase di festeggiamenti che si svolgono nella terza domenica di settembre e sono dedicati anche agli altri due patroni, Sant' Antonio e Sant' Isidoro. Nel marzo 1962 un ristretto gruppo di finanzieri internazionali, facenti capo al principe Karim Aga Khan, creò il Consorzio Costa Smeralda con lo scopo di sviluppare turisticamente un vasto territorio del comune di Arzachena, compreso nell'attuale fascia di costa lunga circa 55 km da Liscia Ruja a Liscia di Vacca. Sui terreni interessati furono gradualmente costruiti una serie di strutture di prestigio che richiamarono un turismo d'èlite: alberghi di lusso e ville esclusive diventarono le mete estive dell'alta società e del potere economico mondiale, richiamando l'interesse dei rotocalchi che promuovevano la vita della Costa in tutto il mondo. Questo importante progetto ebbe fin dall'inizio l'intento di preservare le bellezze del territorio, attraverso il rispetto di particolari criteri edilizi e architetture, a rispetto del paesaggio naturale. È così che nacque lo stile smeraldino, ispirato in gran parte alle caratteristiche costruzioni della Sardegna contadina in grado di inserirsi in modo discreto tra le rocce e la vegetazione della costa. Le struttura urbanistica del centro abitato è una tra le più caratteristiche della Sardegna per via dell'utilizzo di materiali quali il granito rosa di Sardegna, nonchè per la sua regolarità nelle costruzioni e nella struttura stradale.


Informazioni Turistiche e Curiosità su Arzachena. Tomba di giganti di Coddu Vecchiu Arzachena (OT).
Tomba di giganti di Coddu Vecchiu
Come arrivare Da Arzachena si prende la SS 427 per Sant'Antonio di Gallura-Calangianus, da percorrere per circa km 3; si svolta a d. in direzione di Luogosanto e si percorrono circa km 1,8. Si svolta quindi a s. per Capichera e, dopo poche centinaia di metri, lasciata la macchina, si imbocca un sentiero a d. che porta, dopo un breve tratto, davanti alla tomba. La tomba di giganti di Coddu Vecchiu o Capichera è situata nell'entroterra gallurese, a circa 10 km dal golfo di Arzachena; sorge su un terreno inclinato, alle falde di un'area collinare coltivata a vigneti.
Descrizione Coddu Vecchiu è uno dei monumenti più suggestivi della Sardegna nuragica. Costruita col granito locale, orientata lungo l'asse E-O, con l'ingresso a E, è il prodotto della ristrutturazione di una più antica tomba a galleria (o "allée couverte"). La sepoltura a galleria (lungh. m 10,50; largh. m 3,50-4,00) comprende un corridoio funerario rettangolare (lungh. m 9,00; largh. m 1,05/1,10) con paramento interno costruito con lastroni di base infissi a coltello sui quali poggiano blocchi disposti a filari in leggero aggetto. La copertura del vano è realizzata con lastre disposte a piattabanda, mentre il pavimento lastricato, in parte distrutto da scavi clandestini, segue la naturale pendenza del terreno. Il paramento esterno è costituito da filari di pietre di medie dimensioni, con faccia a vista sbozzata, sovrapposte a scarpa. A questa sepoltura venne aggiunta in un secondo momento, attraverso un piccolo corridoio di raccordo costituito da due lastroni infissi a coltello, l'esedra semicircolare delimitata da ortostati. Le lastre, ad altezza digradante verso i lati, sono sorrette posteriormente da una struttura muraria che, con andamento arcuato, collega l'emiciclo al corpo tombale. Al centro dell'esedra si erge la stele centinata (alt. complessiva m 4,04; largh. m 1,90), la più grande del genere finora rinvenuta in Sardegna. È costituita da due elementi sovrapposti - il riquadro inferiore e la lunetta superiore - entrambi ornati da una cornice a rilievo piatto. Nella parte inferiore si apre il portello arcuato (alt. m 0,67; largh. m 0,45) con cornice a rincasso. Il monumento era in origine ricoperto da un tumulo prevalentemente costituito da pietre medio-piccole. I materiali restituiti dallo scavo (tegami, ciotole carenate, vasi a collo rientrante, spiane con decorazione impressa ed altro) consentono di datare la prima fase della tomba alla cultura di Bonnanaro (Bronzo antico, 1800-1600 a.C.) e la sua ristrutturazione al Bronzo medio (1600-1300 a.C.). Vicino alla tomba sono situati due nuraghi: uno ad O-SO, presso Punta di La Ettica, l'altro, ad E-SE, il più noto nuraghe La Prisciona.
Storia degli scavi Scavata nel 1966 da Editta Castaldi, è stata restaurata in tempi recenti.

I MONUMENTI ARCHEOLOGICI DEL TERRITORIO DI ARZACHENA

Il patrimonio archeologico della zona di Arzachena può essere considerato fra i più interessanti della Sardegna, sia per la densità dei monumenti in relazione all’estensione del territorio comunale, sia per la loro varietà (circoli funerari e cultuali, ripari sotto roccia, tafoni funerari, dolmen, nuraghi, muraglie megalitiche difensive e villggi fortificati, tempietti nuragici), sia per l’abbondanza di dati scientifici che gli scavi in essi effettuati a partire dal 1939 hanno riservato agli archeologi, proponendo nuove problematiche per la conoscenza della preistoria sarda in generale e di quella gallurese in particolare. La scoperta dei principali monumenti sinora noti si deve all’intuito di un benemerito cittadino di Arzachena, Michele Ruzittu (1871-1960), un maestro elementare meglio noto fra i suoi concittadini col bonario nome di Babboi Micáli. Questi, fecondo di iniziative di carattere civile e politico a favore dell’autonomia comunale del paese natio, fu anche autore di una appassionata e a tratti fantasiosa “Cronistoria di Arzachena. Dall’età della pietra ai nostri giorni” (Oristano, 1948), un’opera scritta– come l’autore stesso dice – “con caldo sentimento patrio”.
Fu lo stesso sentimento che lo spinse, fra i sessanta ed i settantanni, a dedicarsi “alle ricerche ed allo studio meticoloso di monumenti d’antichità remote nel territorio del Comune risorto” con l’intento di “far risalire l’importanza della regione in tutti i tempi della storia e della preistoria”. Il proseguimento delle ricerche e degli scavi scientifici effettuati f›n dal 1940 dalla Soprintendenza alle Antichità della Sardegna, intensificati dopo l’istituzione della Soprintendenza Archeologica per le Provincie di Sassari e Nuoro, hanno offerto una serie di testimonianze attestanti una successione culturale che partendo dal Neolitico Recente giunge ad abbracciare l’età romana avanzata. Il Neolitico Recente è documentato sia nel suo aspetto civile (Monte Incappiddatu, Pilastru) che in quello funerario (Li Muri e La Macciunitta), mentre le età dei primi metalli sono testimoniate da dolmen e ripari sotto roccia. I numerosi nuraghi, i villaggi, le tombe di giganti, le aree fortificate di Monte Mazzolu, Monte Tiana, Punta Candela, ubicate su alture ricche dei tipici tafoni abitativi e funerari, attestano invece lo sviluppo della cività nuragica con aspetti peculiari del territorio gallurese. Molto labili sono fino ad ora gli indizi di età punica, limitati appena al recentissimo rinvenimento, nella tomba di giganti di Moru, di una piccola stele che reca inciso un daleth, e di una moneta con testa di Tanit e protome equina (300264 a.C.). Le testimonianze di età romana delle quali si dispone fino ad oggi non sono ancora sufficienti per l’individuazione del sito di Turobole Minor (o Turibulo Minore), una stazione indicata nell’ltinerarium Antoninianum (III sec. d.C.) a XIV miglia romane da Olbia, e che alcuni studiosi, proponendo la ricostruzione di un tracciato costiero della strada, ritengono dovesse essere ubicata nel golfo di Arzachena. Peraltro, tracce della viabilità romana si conservano anche in diversi siti della Gallura, come Calangianus, Tempio, Santa Teresa e, naturalmente, Olbia. La presenza dell’attributo “minor” ha fatto ipotizzare, per converso, l’esistenza mai provata di Turobole Major (o Turibulo Majore), mentre siti come Viniola, Tibula, Longonis, sono documentati storicamente.
ANGELA ANTONA RUJU


I COMPLESSI NURAGICI Tra i monumenti del territorio di Arzachena che meritano una particolare attenzione sono i complessi nuragici. Costituiti da edifici d’abitazione, da fortezze, da luoghi di culto e funerari offrono, nel loro insieme, un quadro assai completo della vita che doveva svolgersi all’interno di questi agglomerati. Le loro dimensioni sono assai varie: dai grossi nuraghi cui facevano capo popolosi villaggi di decine e decine di capanne e numerose sepolture, esistono anche complessi di entità assai più modesta, ed altri ancora composti da piccoli nuraghi, poche capanne ed una sola tomba di giganti. In taluni casi, poi, semplici nuraghi monotorre, isolati nella campagna o arrocciati su formazioni rocciose, sotto il crollo o l’interramento dovuto agli agenti naturali nascondono strutture murarie pertinenti a bastioni, capanne, luoghi di culto che solo l’opera dello scavatore può quantificare nella loro reale consistenza.

Non sempre questi complessi sono nati e si sono ingranditi contemporaneamente: in taluni casi è il nuraghe a venir costruito per primo mentre in altri casi è invece il villaggio a sorgere per primo, e a questo nucleo si è aggiunto poi la costruzione più importante, il nuraghe. Si tratta, quindi di agglomerati nei quali si consumava l’intera vita di popolazioni che, se da un lato potevano vantare una cultura di alto livello, con una ampia conoscenza di tecniche artigianali del metallo, del legno, della pietra che consentivano una fiorente attività di scambio, dall’altra, sulla base di quanto si va osservando nello scavo di numerosi abitati, il tenore di vita doveva essere quanto mai semplice, con una economia basata soprattutto sull’allevamento del bestiame, sull’agricoltura, vale a dire di tutte quelle occupazioni che impegnano una comunità nell’arco di una giornata.

Il nuraghe Ubicato sul margine occidentale della piana di Arzachena, il nuraghe Albucciu è posto a poche decine di metri dalla strada Olbia-Palau, 2,300 Km a SE dell’abitato di Arzachena, in località Malchittu. La costruzione si erge, addossata alla roccia contro la quale si mimetizza, con ampia visuale sulla pianura circostante, ad abbracciare dai monti di S. Pantaleo a Sud-Est alle alture che gradualmente si innalzano dai monti di Luogosanto, a Ovest, sino a culminare, sul fondo a Sud-Ovest, nel massiccio del Limbara. La formazione granitica alla quale si addossa il monumento nuragico occupa una leggera sopraelevazione del terreno, con orientamentotener salda la porta d’ingresso una volta che questa fosse stata incastrata, in basso, in una sede formata da un incavo che corre nel pavimento parallelo alla soglia. La porta, poi, presumibilmente in legno, doveva venir sospesa ad una corda che, passando attraverso un condotto rettangolare che attraversa tutto lo spessore del soffitto, era fissata in alto, sulla sommità del terrazzo. Un simile accorgimento ne permetteva una più agevole manovrabilità all’atto dell’apertura e della chiusura anche in considerazione del notevole peso che essa doveva avere per opporre una valida resistenza a chi tentasse di forzarla. Sul fondo dell’andito, dove esso ha la massima larghezza, si notano, affrontati, gli ingressi a due vani: sulla destra, ampio e comodo, quello della camera, sulla sinistra, basso e stretto, quello del corridoio. In questo punto il soffitto dell’andito, da gradonato quale era nel primo tratto, lascia il posto ad una pseudocupola molto bassa per riprendere, poi, a gradonata ascendente in corrispondenza della scala che, senza soluzione di continuità, ha inizio alla fine dell’andito, coassiale alla porta d’ingresso.

Il villaggio Tracce di abitazioni in capanna si sono rinvenute nell’area circostante il nuraghe, sia sulla fronte dello stesso, sia nell’ampio tratto pianeggiante aperto verso il fiume Bucchilolgu. Un intenso spietramento operato in epoche diverse ha cancellato quasi completamente le strutture in elevato lasciando sul terreno la testimonianza di rari frammenti ceramici usurati dal tempo.

La Tomba Ritornando sulla strada per Olbia, percorsi circa un centinaio di metri, si imbocca sulla sinistra un viottolo sul quale si affaccia la tomba pertinente al complesso in questione la “Tomba Moru”.

Tratto da: SARDEGNA ARCHEOLOGICA
Il nuraghe Albucciu e i monumenti di Arzachena
Angela Antona Ruju - Maria Luisa Ferrarese Ceruti
Carlo Delfino editore


Monumenti



  • Arzachena circoli di Li Muri
  • Arzachena nuraghe Albucciu
  • La Prisciona nuraghe Arzachena
  • Arzachena tempio di Malchittu
  • Arzachena tomba di giganti di Coddu Vecchiu
  • Arzachena tomba di giganti di Li Lolghi
  • Porto Cervo Chiesa di Stella Maris
  • Hotel Cala di Volpe


I monumenti Il territorio di Arzachena è ricco di reperti archeologici, attribuiti in gran parte all’età eneolitica e alla civiltà prenuragica, qui caratterizzata da costruzioni di tipo megalitico. Alcuni ornamenti di pietra ritrovati nei vari scavi sono, secondo gli stustudiosi, dimostrazione di contatti con i paesi del Mediterraneo orientale e la civiltà minoica. Il nuraghe Albuccio è un nuraghe a corridoio disposto in direzione nord-sud. Ha un agevole ingresso architravato. Dall’andito al piano terra si dipartono un corridoio, una cella ed una scala di accesso alla parte superiore. Nella camera della torre sud, che è l’ambiente più vasto di tutto il nuraghe, lo scavo ha messo in luce due focolari che hanno permesso di stabilire la datazione del nuraghe al C14. Il “tempietto” di Malchittu è un prezioso monumento, unico nel suo genere in tutta la Sardegna. Ha pianta ellissoidale, una camera ampia e spaziosa: sulla parete centrale absidata è ricavato un “bancone” sul quale venivano forse celebrati riti e deposte offerte votive. Il nuraghe La Prisciona, sulla collina di Capichera, ha una struttura complessa, una pianta di forma triangolare (trilobato), ed una torre centrale, alta 6 metri e 50. La torre è circondata da un bastione con tre torri più piccole. Di una cinta muraria esterna resta qualche traccia. Durante gli scavi nello spazio tra il bastione e la cinta è venuto alla luce un pozzo con bocca a ghiera, profondo oltre 7 metri. Le tombe a circolo presenti nel territorio di Arzachena sono di due tipi: A, più antico, e B più recente. I circoli di tipo A, cinque in tutto, si trovano nella necropoli di Li Muri. Il loro diametro varia da 5 a 8 metri. Nella parte centrale ospitavano il defunto in posizione distesa, insieme a suppellettili funerarie. La cista dolmenica, di forma rettangolare, è rivestita sui fianchi e sul fondo di lastroni ortostatici. Le tombe, lungo tutta la circonferenza, sono circondate da pietre infisse che sostenevano il tumulo di pietra e terra. I circoli di tipi B si trovano in varie località (Li Muri, Macciunitta, Punta Candela, Monti Incappiddatu): sono costituiti da una doppia fila di pietre con le facce squadrate in vista. Anche il loro diametro varia da 8 a 5 metri. Questi circoli sarebbero connessi al rito della scarnificazione. La sepoltura avveniva poi in anfratti rocciosi. Questi monumenti, riferiti alla Cultura di San Michele, sono caratteristici della Gallura, e più in particolare proprio di Arzachena. La tomba dolmenica di Macciunitta sorge al centro di una collina artificiale nella quale è ricavata la camera dolmenica, formata da una serie di lastre infisse a coltello, ricoperte con un lastrone lungo 2 metri e 50. È contornata da un doppio anello di pietre del diametro di 11 metri. L’attribuzione cronologica la data al Neolitico recente, prima dei metalli. La tomba di Li Lolghi è con i suoi 27 metri di lunghezza la più imponente delle tombe dei giganti galluresi. L’esedra si apre a sud-est: al centro campeggia la stele monolitica centinata alta 3,75 metri con un portello arcuato nella parte inferiore. La parte posteriore è composta da due vani pavimentati con lastroni di pietra. La tomba di Coddhu Ecchju è lunga 14 metri e 50 ed è composta dall’esedra, da una cella anteriore e da una posteriore più piccola. La stele centinata, rivolta a est e composta da due parti distinte, è alta 4 metri. In questa tomba la bipartizione della cella denota due fasi costruttive. Una delle più caratteristiche “sculture” di granito, presenti nel territorio, è Monti Incappiddhatu, oggi all’interno dello stesso abitato: è un massiccio granitico alto 107 metri, sormontato da una roccia a forma di fungo (“incappellato”). È un riparo naturale utilizzato fin dal periodo più antico. I circoli di tipo B segnati nei pressi sono andati distrutti. In un crepaccio naturale è stato ritrovato interessante materiale archeologico. Tutti i materiali rinvenuti nella zona di Arzachena sono esposti nei musei archeologici di Sassari e Cagliari.

Porto Cervo Hotel Cala di Volpe.
Hotel Cala di Volpe Porto Cervo
Come arrivare La Costa Smeralda si stende lungo il versante Est della Sardegna, a Nord di Olbia. Porto Cervo è il principale insediamento del Consorzio Costa Smeralda, nato nel 1962, che ha profondamente trasformato una zona della Gallura fino allora scarsamente popolata. I diversi insediamenti furono realizzati in funzione esclusivamente turistica mediante la progettazione e la realizzazione di un sistema definito e autosufficiente ai bisogni degli ospiti. La passeggiata e la piazzetta sono i punti nodali dell'insediamento e presentano uno sviluppo sinuoso che si ripete nelle ville circostanti. Le costruzioni sono inserite nella natura e caratterizzate da pareti esterne lasciate a rustico, angoli volutamente non regolari, intonaci impastati con granito macinato e pigmenti naturali, legname non finito, secondo le regole di un'architettura solo apparentemente ''spontanea'', basata anche sulla funzione decorativa di archi di pilastri irregolari.
Descrizione Tra gli edifici più rappresentativi di Porto Cervo è l'hotel Cala di Volpe, completato nel 1963, su progetto di Jacques Couëlle. Collocato in un'insenatura protetta, l'edificio si caratterizza per quello che poi fu chiamato stile ''mediterraneo'' ed ha stanze e appartamenti con terrazza sul mare, senza che l'ospite sia però visibile da nessun punto. Alcuni particolari come le vetrate colorate, le ceramiche, la pavimentazione ricercata, l'arredo d'antiquariato suggeriscono un ambiente estremamente raffinato.
Storia degli studi Una rassegna degli studi si trova nella bibliografia relativa alla scheda nel volume della ''Storia dell'arte in Sardegna'' sull'architettura otto-novecentesca (2001).
F. Masala, Architettura dall’Unità d’Italia alla fine del ‘900,
collana “Storia dell’arte in Sardegna”, Nuoro, Ilisso, 2001

Jacques Couëlle, Hotel Cala di Volpe, 1963 Costa Smeralda
Mito e simbolo della Costa Smeralda, l’albergo fu completato nel 1963, diventando immediatamente il modello delle successive costruzioni residenziali in conformità all’invenzione di quello Stile Mediterraneo che si basa principalmente su assenza di linee rigide, tinteggiature in colori pastello e una rusticità artificiale. Collocato in un’insenatura perfettamente protetta, l’edificio ha stanze e appartamenti con terrazza sul mare, senza che l’ospite sia però visibile da nessun punto. Vetrate colorate, ceramiche, pavimentazioni ricercate, arredo d’antiquariato sono soltanto alcuni particolari che suggeriscono l’estrema raffinatezza di una struttura pensata e studiata per ospiti piuttosto che per clienti.
Cartina Arzachena e Costa Smeralda Sardegna Turismo
Vermentino di Gallura

Arzachena è uno dei maggiori comuni produttori di Vermentino di Gallura, un pregiato vino bianco caratteristico del nord Sardegna, il cui vitigno, originario del Portogallo fu introdotto dai liguri in Corsica, da dove si diffuse poi in gallura. Il vino, di colore giallo paglierino con leggeri riflessi verdognoli, ha un sapore delicato e leggermente amarognolo e viene prodotto in due tipologie: bianco secco e bianco superiore. Quest'ultima produzione, certamente di qualità superiore raggiunge un grado alcolico di circa il 14%. La produzione è ammessa solo nei comuni della provincia di Olbia-Tempio e di Sassari.



Viaggio in Gallura alla scoperta del Vermentino

Tappe: Loiri Porto San Paolo, Luras, Monti, Tempio Pausania
Un percorso alla ricerca del Vermentino di Gallura, unico vino DOCG della Sardegna. Un vino bianco pregiato dai profumi sottili e intensi, che si abbina con grande raffinatezza prevalentemente alla cucina di mare. Con questo percorso si assaporano, dunque, le varie declinazioni che questa specialità enologica assume nella terra gallurese.

Loiri Porto San Paolo In una’area coperta da basse colline che digradano dolcemente verso il mare sorge il centro abitato di Loiri, che costituisce comune con l’insediamento balneare di Porto San Paolo. Il territorio, costellato di stazzi e piccole frazioni immerse nella macchia, è costituito da fertili terreni su cui negli anni sono cresciute le vigne da cui vengono prodotti premiati vini, come il Vermentino di Gallura. Nella località di Azzanidò è possibile visitare la Cantina Vini Mura, azienda sorta nel 1978, specializzata nella produzione di uve a frutto nero, quali Cannonau, Pascale e Bovale sardo, e a frutto bianco, quali Vermentino e Moscato.

Luras Adagiato su un poggio granitico all’estremo nord orientale dell’altipiano del Limbara, il paese di Luras rappresenta la seconda tappa di questo itinerario alla scoperta dei vitigni da cui nasce il delizioso Vermentino. L’economia locale si basa infatti sull’agricoltura, sull’allevamento, sulla lavorazione del sughero e del granito e sulla viticoltura. Qui si trovano le vigne più estese e forse quelle meglio coltivate di tutta la Gallura, dalle quali si ottengono vini molto apprezzati a livello regionale e nazionale: sono il Vermentino, il Moscato e soprattutto il famoso Nebiolo di Luras. In paese è attiva la Confraternita del Nebiolo, che cura la promozione dei vini e dell’enogastronomia locali. Nel centro storico è possibile visitare, oltre al Museo Etnografico Galluras, anche l’Azienda Agricola Vitivinicola Depperu, ubicata in via Gorizia.

Tempio Pausania Posta in prossimità del Monte Limbara, la cittadina di Tempio Pausania è circondata da un affascinante paesaggio costellato da laghetti, fonti, macchia mediterranea alta e impenetrabile e pianure incolte in prossimità della cima del monte. Nel suo centro storico, caratterizzato da palazzotti in blocchi granitici, si possono visitare la Cattedrale di San Pietro e il Museo “Bernardo de Muro”, dedicato al cantante lirico tempiese. Una sosta è richiesta anche dalla Cantina Gallura, sorta alla fine degli anni '50 del Novecento, che raccoglie uve di provenienza esclusivamente gallurese e che si è specializzata nella produzione del Vermentino di Gallura DOCG.

Monti Il paese di Monti si trova alle falde della catena montuosa del Limbara e sorge alle spalle del dorato mondo della Costa Smeralda. Il centro si pone tra boschetti e vigneti, che custodiscono la Parrocchiale di San Gavino, la cui particolarità è un fregio sotto la cella campanaria e figure antropomorfe agli angoli. Sicuramente un valido motivo per visitare Monti è il suo prezioso vino: il Vermentino di Gallura, cui è dedicata un’importante sagra nel mese di agosto. Esso nel 1996 ha ricevuto il più alto riconoscimento con la denominazione d’origine controllata e protetta, rivestendo ad oggi il più alto grado d’importanza tra i vini autoctoni nel panorama sardo. Da visitare è dunque senz’altro la Cantina del Vermentino nella Via San Paolo dove, degustando un buon bicchiere di vino, si conclude l'itinerario.


Arzachena monumento ai caduti
Arzachena chiesa di Santa Lucia
Arzachena il Territorio Abbarbicato su un costone roccioso a nord-est della Sardegna, in provincia di Sassari, Arzachena ha un’altitudine variabile dai 20 ai 120 metri slm., ed un’estensione territoriale di 22.859 ettari. Il suo territorio si estende a nord sino ai confini del comune di Palau; a est si affaccia sul mare con oltre 70 chilometri di coste suggestive, ricche di anse e promontori; a sud confina col territorio del comune di Olbia; a ovest con quelli di Sant’Antonio di Gallura, Luogosanto e con la frazione di Bassacutena attraverso il corso del fiume Liscia. Al 31 dicembre 1981 il paese contava 8.010 abitanti, al 31 dicembre 1983 erano già 8.347; oggi sono in incremento demografico costante, valutabile attorno al 2% annuo, prodotto di un boom turistico ancora non del tutto esaurito. Costituito da una alternanza di piccole colline, montagnole, valli e tratti pianeggianti, con circa 3000 ettari di pianura irrigata, il territorio comunale enumera nel suo andamento molte emergenze rocciose di notevole altezza: Monte Moro (m 420), Punta di Multalonga (m 300), Punta Occhioni (m 386), Punta Baignoni (m 197), Monti di Ghiolghju (m 300), Monti di Mezu (m 208), Punta Martino (m 338), Monti Canu (al confine col comune di Palau, m 395), Punta Mazzolu (m 240), Punta Candela (m 186), Punta li Foci (m 331). La composizione del suolo è costituita da massicce
formazioni di natura granitica. L’azione degli agenti atmosferici ha scavato e modellato molte rocce in forme fantasiose. I terreni sono di natura sabbiosa, formati da granito in decomposizione. Solo in minima percentuale, in qualche fondo-valle, si trovano modeste estensioni di terreni umiferi, per lo più ottenuti dall’abbondante sedimentazione del fogliame proveniente dall’estesa macchia mediterranea. Circa il 60% del territorio è coperto di vegetazione spontanea e, sia pure in minima parte, da piccoli boschi composti di alberature di medio fusto (lecci, querce, olivastri). Pochi i fiumi e i torrenti: fra questi i più importanti sono il fiume Liscia, il rio San Giovanni, che sbocca nel golfo di Cannigione, e il rio San Pietro, a carattere torrentizio. Nel territorio comunale, oltre al centro di Arzachena, prosperano diverse frazioni: fra queste Porto
Cervo, Baja Sardinia, Cannigione e Abbiadori, nate o ingranditesi nell’ultimo quarantennio, sono veri e propri agglomerati urbani di natura turistica, dotati di tutte le attrezzature e i servizi, conosciuti in tutto il mondo grazie anche al massiccio apporto dato alla zona dagli investimenti effettuati dal Consorzio della Costa Smeralda e da tantissimi altri imprenditori privati.
La Storia di Arzachena Sul luogo dove oggi sorge il paese attuale, anticamente si sarebbero avvicendati almeno altri due insediamenti: Turibulum (o Turublo) Minor, di epoca romana, e Arzaghena (o Arsaghena, secondo quanto appare dalla carta di infeudazione concessa da Alfonso V a Rambaldo de Corbaria nel 1421), di epoca medioevale. Turibulum Minor era collegato ad altri importanti centri, tra cui l’odierna Olbia, da una comoda strada romana. A otto chilometri di distanza sarebbe sorta la città di Elephantaria, sita in regione San Giorgio, lungo il corso inferiore del fiume Liscia. Il nome molto probabilmente derivava dal masso granitico a forma di fungo (Monti Incappiddatu) che ancora oggi sovrasta l’abitato, nonostante i molti attentati portati alla sua monumentalità da avidi cavatori. Caduto l’Impero romano, le città costiere della Sardegna furono quasi tutte distrutte. Di Turibulum Minor e di altri centri vicini non restò traccia. Solo nel 1350 si ha notizia di un nuovo insediamento medioevale sorto col nome di Arzaghena sul vecchio sito di Turibulum Minor. Il Giudicato di Gallura nella parte settentrionale era stato diviso in otto zone amministrative, le curatorie: Arzaghena era il capoluogo della curatoria di Unale. Nel 1376 una epidemia di peste decimò pesantemente la popolazione della regione e fu la fine del borgo di Arzaghena. Lo storico Fara alla metà del Cinquecento parla di una Gallura semideserta, che ancora non si era ripopolata dopo la terribile epidemia. È forse da allora che prende a svilupparsi l’habitat disperso tipico della Gallura, la vasta e densa griglia di abitazioni-azienda dette stazzi cui danno vita contadini affluiti nella zona dalle campagne circostanti, pastori che interruppero le transumanze stagionali, nonché abitanti della vicina Corsica, fuoriusciti politici o delinquenti comuni, che verso il 1700, più numerosi che in passato, si rifugiavano in Gallura, nelle zone più impervie, per non essere scoperti. In pochi decenni le case coloniche e i poderi coltivati crebbero di numero e la vita associativa che man mano si andava intensificando rilevò la necessità di luoghi di culto e riunione. Nacquero così diverse chiese campestri. Nel 1716 fu dedicata, nel territorio attuale del paese, la prima chiesa alla Madonna, sulla cui base nel 1776 verrà costruita l’attuale chiesa parrocchiale: l’anno dell’inaugurazione ci furono 9 matrimoni, 32 battezzati e 4 decessi. Il paese di Santa Maria d’Arzachena, abbreviato poi in Arzachena, era ormai una realtà. Nel 1922, 144 anni dopo, avrebbe festeggiato la conquista dell’autonomia comunale, distaccandosi da Tempio Pausania dopo anni di battaglie, validamente guidato dai fratelli Michele e Salvatore Ruzittu.
Costa Smeralda il Porto Turistico
L’economia e la società L’Arzachena attuale è una cittadina in pieno sviluppo, sia pure senza una precisa fisionomia. Palazzi e villini, un moderno edificio delle poste, due grosse agenzie bancarie, cinema, ristoranti, sale da ballo, negozi di lusso, bar, un’attività terziaria molto estesa in ogni settore commerciale, tre chiese, di cui l’ultima di tozza monumentalità, danno al centro l’immagine d’un paese ricco: ma la sua crescita di-sordinata, la mancanza di precise pianificazioni urbanistiche ha innestato su strutture di paese le basi di una città. Nella fretta di costruire, mulattiere e sentieri di campagna
sono diventati vie di grande traffico, e l’abitato risulta congestionato da un carico abitativo in continua crescita. Nonostante il numero cospicuo di nuove costruzioni rimane però assillante il problema della casa, e il carovita è valutato pari a quello di grandi città come Milano e Torino. Il paese vive la frenetica attività del suo nuovo ruolo di centro moderno proiettato in un futuro sempre più lusinghiero e cerca di dotarsi di tutte le strutture qualificanti, rimediando ad un ritardo sommato in lunghe epoche di pacifica miseria contadina. Se infatti la storia civile e sociale di Arzachena ha il suo grande momento nel 1922 con la costituzione del comune autonomo, per quella economica bisognerà aspettare gli anni Sessanta, con l’arrivo del principe Karim Aga Khan IV, che darà fama mondiale alla regione di Monti di Mola, ribattezzando le sue rocce, le sue insenature, i suoi paesaggi e trasparenze col nome di Costa Smeralda. Circa 3000 ettari del territorio comunale divennero così una fucina operativa nel cui ambito si sviluppava la più incredibile favola turistica del secolo. Fino ad allora il paese era un piccolo centro dedito all’agricoltura e alla pastorizia. Gli stazzi, i caratteristici nuclei-azienda galluresi, erano tutti abitati e le terre coltivate. Con l’avvento del processo turistico il paese mutò radicalmente le sue abitudini, creandosi, più che una vocazione al turismo, una vocazione al denaro che aveva cominciato a circolare abbondantemente. Furono anni di lussi sfrenati, di capitali che si formavano e si volatilizzavano da un giorno all’altro. Stazzi e campagne si spopolarono. Iniziò l’esodo verso le coste. Pastori e contadini divennero camerieri e muratori o custodi di ville. Mestieri nuovi, lavoro sicuro e ben retribuito. In breve Arzachena divenne un polo per tutta l’economia sarda. Attraverso un flusso immigratorio costante ha permesso che centinaia di lavoratori prove nienti da tutta l’isola e dal continente potessero lavorare e trovare una sistemazione sicura. L’incremento demografico repentino produsse notevoli problemi di impianti e attrezzature: il Comune è ancora impegnato nella realizzazione di nuove opere infrastrutturali e nel potenziamento di quelle esistenti. L’edilizia scolastica, che negli anni Sessanta disponeva di poche aule, vanta oggi moderni edifici, compreso quello dell’Istituto professionale alberghiero e per il turismo, frequentato giornalmente da centinaia di studenti. Cinque ambulatori medici e un consultorio pediatrico e ginecologico assicurano una adeguata assistenza sanitaria. È funzionante anche un laboratorio di analisi. L’Azienda Autonoma di Soggiorno svolge intensa attività promozionale nel campo turistico, che vanta una buona ricettività alberghiera distribuita nel centro e nelle frazioni turistiche di Porto Cervo, Pitrizza, Cala di Volpe, Liscia di Vacca, Cala Bitta, Baja Sardinia, Cannigione, La Conia, con una sessantina di alberghi ai quali si stanno affiancando in questi anni le aziende agrituristiche del retroterra. Agli alberghi si aggiungono 2 grossi camping che possono ospitare circa 3000 persone. Carenti, invece, i trasporti. Poche corse giornaliere di autobus per Olbia, Palau, Santa Teresa Gallura e Tempio Pausania. Una stazione ferroviaria preistorica, lontana dall’abitato, dove transita ormai soltanto il “trenino verde”. Imponente invece il parco macchine privato: quasi ogni famiglia possiede due macchine, segno dell’acquisito benessere economico. In questi ultimi anni si è registrato comunque un ritorno alla campagna, sia pure modesto, incentivato anche dai moderni impianti di irrigazione alimentati con l’acqua proveniente dalla diga del Liscia, costruita in comune di Sant’Antonio di Gallura nel 1958 con i fondi del Ministero dell’Agricoltura e Foreste. Al censimento del 1990 il patrimonio zootecnico di Arzachena era composto da 4160 bovini, 2800 ovini, 860 caprini, 950 suini, 65 equini. Cifre significative che segnano forse una nuova svolta nell’economia locale, che deve necessariamente affiancare al turismo attività di supporto a reddito sicuro, oltre alla piccole industrie esistenti di salumi, inerti, manufatti edili ed estrazione granito.

Arzachena Poltu Quatu
Arzachena scorcio del paese
La lingua e le tradizioni Il dialetto di Arzachena è il gallurese, derivato da un “basso latino” e dalla varietà toscana della lingua,italiana, modificatosi attraverso l’influsso spagnolo, ma soprattutto, verso il Settecento per influsso del dialetto corso. Questo tipo di dialetto, sia pur con qualche variante, si parla in tutta la Gallura. Ed è appunto per salvaguardare il gallurese che l’Amministrazione comunale di Arzachena ha preso di recente l’iniziativa di creare una Consulta intercomunale della quale fanno parte esperti e studiosi di tutta l’area. Con un passato storico giovane, Arzachena non ha specifiche tradizioni culturali, così come non ha un costume particolare, né l’ha avuto in passato. Gli indumenti generalmente usati dagli uomini fino agli anni Cinquanta erano il gabbano, il cappotto, il panciotto, la fustanella, i calzoncini, gli usatti e le berrette. Le donne di preferenza usavano la camiciola, la gonna e la cappitta o il manto. La qualità e la varietà degli indumenti dipendevano dalle possibilità economiche dei singoli individui. L’albo d’oro degli uomini illustri elenca poche personalità: Salvatore Ruzittu, primo sindaco di Arzachena, e il fratello Michele, entrambi fautori dell’autonomia comunale. Ad essi si affianca un giovane eroe, Luigi Orecchioni, medaglia d’oro al valore militare, arruolato nella polizia coloniale e morto in Somalia nel 1940 a soli 29 anni. Come tutti i paesi della Gallura, anche Arzachena ha un’anima fortemente religiosa: le feste patronali di maggio e settembre, vere accolte di popolo, erano le ricorrenze più importanti. Si festeggiavano la Madonna, San Pietro e Sant’Isidoro. In queste occasioni il divertimento più seguito era la corsa dei cavalli: molta gente ricorda ancora le prodezze di Regina, una superba puledra bianca. Queste feste adesso hanno perso un po’ di smalto e di interesse, ma vengono sempre celebrate con partecipazione di popolo, affiancate ultimamente da un più profano Carnevale che ogni anno cerca di superarsi con allestimenti sfarzosi. La bibliografia su Arzachena era piuttosto scarsa sino a qualche anno fa, comprendeva soltanto una Cronistoria di Arzachena, scritta da Michele Ruzittu a sostegno della lotta per l’autonomia comunale, e da Arzachena nella storia sarda di Domenicangelo Columbano. Negli ultimi tempi il parroco, Francesco Cossu, ha assunto il compito di raccogliere in più volumi tutte le memorie e le tradizioni locali. Le poche leggende conosciute sono tramandate oralmente. Una, davvero gustosa, merita di essere trascritta. Nel 1776, anno di costruzione della chiesa principale, esistevano fra i promotori dell’iniziativa pareri contrastanti sulla sua ubicazione. Alcuni avevano scelto il luogo dove attualmente la chiesa sorge, in piazza Risorgimento, altri la volevano a circa due chilometri di distanza, in località Sant’Ata. La bella statua della Madonna della Neve, custodita in casa del presidente di uno dei due gruppi, visto che gli uomini non riuscivano a trovare un accordo, pensò bene di “muoversi” per indicare le sue preferenze. Così una mattina alcuni pastori videro la statua sotto un albero sul luogo dove sorge oggi la chiesa. Miracolo, proclami del gruppo vincitore e solenne decisione che la chiesa sarebbe stata eretta sul luogo scelto dalla Madonna. Ma il gruppo degli sconfitti non si diede per vinto: nottetempo trafugò la statua e la trasferì sul sito scelto da loro. Stessi proclami e stesse decisioni, ma durante la notte la statua tornò ancora sul luogo del giorno prima, e così di seguito ogni notte cambiava sito. Poi cominciarono davvero i misteri perché la statua, benché attentamente sorvegliata dagli uomini delle due fazioni, compiva ugualmente i suoi spostamenti. Sfuggono alla leggenda i contorni finali alla diatriba e la sua composizione, che pare non fu molto pacifica. Allora le doppiette avevano il grilletto facile anche in Gallura: fra quei fieri pastori e contadini forse c’erano già gli antenati dei Sanna e dei Piumeddi, due famiglie rivali che avrebbero versato molto sangue. Ma qui storia e leggenda si confondono ed è preferibile dare la parola al poeta dialettale di Arzachena Raimondo Chiodino, nato nel 1855 e morto nel 1964, a 89 anni, che sulle due famiglie nemiche scrisse un lungo poema. Del Chiodino non esiste alcuna pubblicazione. I familiari conservano gelosamente diversi quaderni manoscritti che rivelano un animo poetico attento e sottile, in versi densi di immagini fresche e compatte, con molti risvolti sociali. Dal lungo poema dedicato ai Piumeddi e ai Sanna, stralciamo una significativa ottava:

«Ammazzesini li steddhi di la titta / e li mizani di sei o sett’anni / jenti balbara, razza maladitta. / A vindicà li riciuti danni, / a lu dispettu pronta la ’inditta, / no so in conti li ’ittimi manni. / Oh! cantu danni e massacri crudeli / di no pudé istà mancu i lu celi!».
(“Ammazzarono i bambini ancora lattanti / e i piccoli di sei o sette anni, / gente barbara, razza maledetta. / A vendicar le offese ricevute / al dispetto pronta la vendetta / non si possono contare le vittime adulte. / Oh quanti danni e massacri crudeli / da non poter stare neanche in cielo!”).

Testo di Francesco Mannoni





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