I MONUMENTI ARCHEOLOGICI DEL TERRITORIO DI ARZACHENA

Il patrimonio archeologico della zona di Arzachena può essere considerato fra i più interessanti della Sardegna, sia per la densità dei monumenti in relazione all’estensione del territorio comunale, sia per la loro varietà (circoli funerari e cultuali, ripari sotto roccia, tafoni funerari, dolmen, nuraghi, muraglie megalitiche difensive e villggi fortificati, tempietti nuragici), sia per l’abbondanza di dati scientifici che gli scavi in essi effettuati a partire dal 1939 hanno riservato agli archeologi, proponendo nuove problematiche per la conoscenza della preistoria sarda in generale e di quella gallurese in particolare. La scoperta dei principali monumenti sinora noti si deve all’intuito di un benemerito cittadino di Arzachena, Michele Ruzittu (1871-1960), un maestro elementare meglio noto fra i suoi concittadini col bonario nome di Babboi Micáli. Questi, fecondo di iniziative di carattere civile e politico a favore dell’autonomia comunale del paese natio, fu anche autore di una appassionata e a tratti fantasiosa “Cronistoria di Arzachena. Dall’età della pietra ai nostri giorni” (Oristano, 1948), un’opera scritta– come l’autore stesso dice – “con caldo sentimento patrio”.
Fu lo stesso sentimento che lo spinse, fra i sessanta ed i settantanni, a dedicarsi “alle ricerche ed allo studio meticoloso di monumenti d’antichità remote nel territorio del Comune risorto” con l’intento di “far risalire l’importanza della regione in tutti i tempi della storia e della preistoria”. Il proseguimento delle ricerche e degli scavi scientifici effettuati f›n dal 1940 dalla Soprintendenza alle Antichità della Sardegna, intensificati dopo l’istituzione della Soprintendenza Archeologica per le Provincie di Sassari e Nuoro, hanno offerto una serie di testimonianze attestanti una successione culturale che partendo dal Neolitico Recente giunge ad abbracciare l’età romana avanzata. Il Neolitico Recente è documentato sia nel suo aspetto civile (Monte Incappiddatu, Pilastru) che in quello funerario (Li Muri e La Macciunitta), mentre le età dei primi metalli sono testimoniate da dolmen e ripari sotto roccia. I numerosi nuraghi, i villaggi, le tombe di giganti, le aree fortificate di Monte Mazzolu, Monte Tiana, Punta Candela, ubicate su alture ricche dei tipici tafoni abitativi e funerari, attestano invece lo sviluppo della cività nuragica con aspetti peculiari del territorio gallurese. Molto labili sono fino ad ora gli indizi di età punica, limitati appena al recentissimo rinvenimento, nella tomba di giganti di Moru, di una piccola stele che reca inciso un daleth, e di una moneta con testa di Tanit e protome equina (300264 a.C.). Le testimonianze di età romana delle quali si dispone fino ad oggi non sono ancora sufficienti per l’individuazione del sito di Turobole Minor (o Turibulo Minore), una stazione indicata nell’ltinerarium Antoninianum (III sec. d.C.) a XIV miglia romane da Olbia, e che alcuni studiosi, proponendo la ricostruzione di un tracciato costiero della strada, ritengono dovesse essere ubicata nel golfo di Arzachena. Peraltro, tracce della viabilità romana si conservano anche in diversi siti della Gallura, come Calangianus, Tempio, Santa Teresa e, naturalmente, Olbia. La presenza dell’attributo “minor” ha fatto ipotizzare, per converso, l’esistenza mai provata di Turobole Major (o Turibulo Majore), mentre siti come Viniola, Tibula, Longonis, sono documentati storicamente.
ANGELA ANTONA RUJU
I COMPLESSI NURAGICI Tra i monumenti del territorio di Arzachena che meritano una particolare attenzione sono i complessi nuragici. Costituiti da edifici d’abitazione, da fortezze, da luoghi di culto e funerari offrono, nel loro insieme, un quadro assai completo della vita che doveva svolgersi all’interno di questi agglomerati. Le loro dimensioni sono assai varie: dai grossi nuraghi cui facevano capo popolosi villaggi di decine e decine di capanne e numerose sepolture, esistono anche complessi di entità assai più modesta, ed altri ancora composti da piccoli nuraghi, poche capanne ed una sola tomba di giganti. In taluni casi, poi, semplici nuraghi monotorre, isolati nella campagna o arrocciati su formazioni rocciose, sotto il crollo o l’interramento dovuto agli agenti naturali nascondono strutture murarie pertinenti a bastioni, capanne, luoghi di culto che solo l’opera dello scavatore può quantificare nella loro reale consistenza.

Non sempre questi complessi sono nati e si sono ingranditi contemporaneamente: in taluni casi è il nuraghe a venir costruito per primo mentre in altri casi è invece il villaggio a sorgere per primo, e a questo nucleo si è aggiunto poi la costruzione più importante, il nuraghe. Si tratta, quindi di agglomerati nei quali si consumava l’intera vita di popolazioni che, se da un lato potevano vantare una cultura di alto livello, con una ampia conoscenza di tecniche artigianali del metallo, del legno, della pietra che consentivano una fiorente attività di scambio, dall’altra, sulla base di quanto si va osservando nello scavo di numerosi abitati, il tenore di vita doveva essere quanto mai semplice, con una economia basata soprattutto sull’allevamento del bestiame, sull’agricoltura, vale a dire di tutte quelle occupazioni che impegnano una comunità nell’arco di una giornata.
Il nuraghe Ubicato sul margine occidentale della piana di Arzachena, il nuraghe Albucciu è posto a poche decine di metri dalla strada Olbia-Palau, 2,300 Km a SE dell’abitato di Arzachena, in località Malchittu. La costruzione si erge, addossata alla roccia contro la quale si mimetizza, con ampia visuale sulla pianura circostante, ad abbracciare dai monti di S. Pantaleo a Sud-Est alle alture che gradualmente si innalzano dai monti di Luogosanto, a Ovest, sino a culminare, sul fondo a Sud-Ovest, nel massiccio del Limbara. La formazione granitica alla quale si addossa il monumento nuragico occupa una leggera sopraelevazione del terreno, con orientamentotener salda la porta d’ingresso una volta che questa fosse stata incastrata, in basso, in una sede formata da un incavo che corre nel pavimento parallelo alla soglia. La porta, poi, presumibilmente in legno, doveva venir sospesa ad una corda che, passando attraverso un condotto rettangolare che attraversa tutto lo spessore del soffitto, era fissata in alto, sulla sommità del terrazzo. Un simile accorgimento ne permetteva una più agevole manovrabilità all’atto dell’apertura e della chiusura anche in considerazione del notevole peso che essa doveva avere per opporre una valida resistenza a chi tentasse di forzarla. Sul fondo dell’andito, dove esso ha la massima larghezza, si notano, affrontati, gli ingressi a due vani: sulla destra, ampio e comodo, quello della camera, sulla sinistra, basso e stretto, quello del corridoio. In questo punto il soffitto dell’andito, da gradonato quale era nel primo tratto, lascia il posto ad una pseudocupola molto bassa per riprendere, poi, a gradonata ascendente in corrispondenza della scala che, senza soluzione di continuità, ha inizio alla fine dell’andito, coassiale alla porta d’ingresso.
Il villaggio Tracce di abitazioni in capanna si sono rinvenute nell’area circostante il nuraghe, sia sulla fronte dello stesso, sia nell’ampio tratto pianeggiante aperto verso il fiume Bucchilolgu. Un intenso spietramento operato in epoche diverse ha cancellato quasi completamente le strutture in elevato lasciando sul terreno la testimonianza di rari frammenti ceramici usurati dal tempo.
La Tomba Ritornando sulla strada per Olbia, percorsi circa un centinaio di metri, si imbocca sulla sinistra un viottolo sul quale si affaccia la tomba pertinente al complesso in questione la “Tomba Moru”.
Tratto da: SARDEGNA ARCHEOLOGICA
Il nuraghe Albucciu e i monumenti di Arzachena
Angela Antona Ruju - Maria Luisa Ferrarese Ceruti
Carlo Delfino editore