Lussu Emilio Uomo politico, scrittore (Armungia 1890-Roma 1975). Militante politico, deputato al Parlamento, senatore della Repubblica.E` stato uno dei protagonisti della storia della Sardegna (ma anche dell’Italia) nel Novecento. Nato alla fine del secolo XIX in un borgo montano del Gerrei, rimasto nella sua memoria di uomo e di scrittore come il luogo dove sopravviveva una (mitica) società di pastori, cacciatori, guerrieri, la sua famiglia, sebbene di modesta ricchezza, gli fece frequentare il Liceo classico presso i Salesiani di Lanusei e la Facoltà di Giurisprudenza tra Roma e Cagliari. Laureato, dopo il servizio militare (da cui uscì col grado di sottotenente), intraprese la professione di avvocato. Ma si era già alla vigilia della prima guerra mondiale: fu – secondo un suo ricordo – uno dei più accesi interventisti cagliaritani. Scoppiato il conflitto si arruolò volontario.Combattè per gli interi quarantun mesi di guerra nella Brigata ‘‘Sassari’’, acquistando una grande reputazione tra i commilitoni per le sue eccezionali capacità di comandare e comprendere i suoi uomini. Di grande coraggio personale, terminò la guerra con due medaglie d’argento al V.M. : era il ‘‘capitano Lussu’’, figura quasi leggendaria non solo presso i suoi soldati ma anche per tutti i sardi. Nel dopoguerra fu così fra i dirigenti del movimento degli ex combattenti e, dopo il Congresso di Macomer (agosto-settembre 1920) e il Congresso di Oristano (aprile 1921), fra i fondatori e gli ideologi del Partito Sardo d’Azione. Ancora troppo giovane per poter essere candidato nella lista Elmetto degli ex combattenti alle elezioni del 1919, fu eletto in quelle del 1921 nella lista dei Quattro Mori. Nel tormentato periodo successivo, nel quale il fascismo, appena arrivato al potere, si pose il problema della forza sardista (alle elezioni il PSd’Az aveva avuto i consensi di quasi il 30% dell’elettorato), ebbe di fronte alle offerte del prefetto Gandolfo una iniziale incertezza, che si può forse attribuire al pesante carico di responsabilità che qualunque decisione avrebbe comportato (tant’è che, in un momento in cui parve, fra il febbraio e ilmarzo1923,orientarsi a favore di una qualche forma di conciliazione fra PNF e PSd’Az, si dimise da deputato). Subito dopo, duramente richiamato da Camillo Bellieni e Francesco Fancello, assunse una recisa posizione d’intransigente rifiuto, che fu fatta propria, già prima del 1924, dalle personalità più autorevoli della dirigenza sardista. Rieletto nel 1924 per la XXVII legislatura nell’esigua quota minoritaria lasciata alle opposizionidalla cosiddetta ‘‘legge Acerbo’’, dopo il delitto Matteotti partecipò all’esperienza dell’Aventino. Il 31 ottobre 1926, dopo il fallito attentato di Bologna a Mussolini, il suo studio di piazza Martiri a Cagliari fu fatto segno dell’aggressione di una squadra fascista; Lussu che si era barricato dietro le finestre, quando uno degli assalitori riuscì ad arrampicarsi sino al suo poggiolo sparò uccidendolo. Subito arrestato e portato a Buoncammino fu prosciolto in istruttoria dall’accusa di omicidio (Lussu ricorderà spesso, nei suoi discorsi parlamentari, i tre giudici sardi che si rifiutarono di cedere alle pressioni delle autorità fasciste). Condannato a cinque anni di confino in base alle leggi ‘‘fascistissime’’ del novembre 1926 (le stesse per le quali era stato dichiarato decaduto da parlamentare), fu mandato a Lipari. Qui incontrò, nell’ambiente dei confinati, Carlo Rosselli, che da questo momento sarebbe stato un prezioso interlocutore e un coraggioso compagno di lotta. Con lui e con Francesco Fausto Nitti una sera di luglio del 1929 fuggì da Lipari con una rocambolesca impresa (un moto scafo partito dalla Francia penetrò nel porto dell’isola e prese a bordo i tre prigionieri: l’episodio ebbe una vastissima eco sulla stampa internazionale). Sbarcati a Tunisi e riparati subito in Francia, nel settembre Lusso e Rosselli, con Gaetano Salvemini, Alberto Tarchiani e Alberto Cianca, fondarono a Parigi il movimento antifascista di Giustizia e Libertà, di cui Lussu fu uno dei tre segretari. Inizia da questo momento un lungo periodo in cui Lussu fu impegnato nella propaganda antifascista (soprattutto fra i molti sardi dell’emigrazione) e nella preparazione di particolari iniziative verso l’Italia volte a far conoscere agli italiani l’esistenza d’una opposizione antifascista (il volo di Bassanesi su Milano; anche Michele Schirru lo avrebbe incontrato a Parigi prima di venire in Italia per attentare aMussolini). Nello stesso periodo dovette scontare qualche incomprensione con i compagni di lotta (arrivò a dimettersi dal Comitato centrale di Giustizia e Libertà) e affrontare due dolorose operazioni e una lunga convalescenza nel sanatorio svizzero di Clava del (Davos) per guarire dalla tubercolosi, conseguenza di una grave pleurite contratta in carcere. In quegli anni scrisse anche due libri in parte autobiografici: Marcia su Roma e dintorni, 1934, che racconta la presa del potere da parte dei fascisti in Sardegna, e soprattutto Un anno sull’Altipiano, 1938, appassionata rivisitazione dell’esperienza di guerra, un libro di alta drammaticità – un libro,è` stato detto, ‘‘contro la guerra’’, non ‘‘sulla guerra’’ – scritto in uno stile inimitabile, percorso da una severa ironia che serve a stemperare la tragicità delle situazioni e la denuncia della incompetenza dei comandanti che provocava drammi individuali e stragi di uomini. Alla vigilia dell’operazione svizzera, nel 1936, mandò a Rosselli il manoscritto di un suo libro di strategia rivoluzionaria, Teoria dell’insurrezione. Dopo l’assassinio di Rosselli divenne il leader di Giustizia e Libertà, di cui favorì la fusione con l’ARS (Alleanza Repubblicana Socialista) di Fernando Schiavetti. Intanto, agli inizi degli anni Trenta, aveva conosciuto Joyce Salvadori (presto più nota semplicemente come Joyce Lussu), che divenne subito una compagna inseparabile e che sarebbe vissuta con lui fino alla sua morte, prendendo parte, con un coraggio divenuto anch’esso leggendario, a molti episodi della vita di Lussu. A cominciare dalle esperienze resistenziali, iniziate subito dopo l’occupazione tedesca di Parigi (giugno 1940). Negli anni di guerra Lussu fu a Marsiglia per organizzare l’espatrio di ricercati antifascisti e arrivò sino a New York nel tentativo di trattare col governo degli USA (tentativo che avrebbe poi ripetuto in Inghilterra, l’una volta e l’altra senzasuccesso) la formazione di una ‘‘Legione italiana’’ che combattendo a fianco degli Alleati testimoniasse l’esistenza di un’Italia non fascista. Tornato in Italia subito dopo la caduta del fascismo, fu uno dei capi del CLN nella lunga notte di Roma. Dopo la liberazione della città (proprio quel 5 giugno 1944 nasceva il loro figlio Giovanni) fece parte dei governi Parri e De Gasperi, come ministro senza portafoglio, prima all’Assistenza postbellica e poi ai Rapporti con la Costituente. Nello stesso periodo, tornando in Sardegna nel luglio 1944 (i Discorsi del ritorno sono stati raccolti da AdrianoVargiu) riprendeva il suo posto a capo del PSd’Az, di cui realizzò l’alleanza con il Partito Italiano d’Azione – dove la sua leadership veniva rafforzata dall’alta quantità di voti sardisti di cui disponeva. Nel 1948, in occasione del drammatico confronto elettorale fra DC e Sinistre, avrebbe voluto che il PSd’Az entrasse a far parte del Fronte Democratico Popolare, in cui erano confluiti comunisti e socialisti. La sua proposta fu respinta dai capi sardisti, nella gran parte schierati suposizioni diverse da quelle rivoluzionarie e socialiste di Lussu Così al Congresso di Cagliari, svoltosi all’indomani della pesante sconfitta elettorale delle sinistre, provocò la scissione del partito, fondando con la sua frazione una nuova formazione sotto il nome di Partito Sardo d’Azione Socialista, che nel novembre dell’anno successivo sarebbe confluito nel PSI. Nello stesso 1948 (31 gennaio) l’Assemblea costituente (di cui Lussu aveva fatto parte) aveva approvato lo statuto speciale della Sardegna: Lussu aveva votato a favore, ma molto deluso sulla struttura (e i poteri) che il lungo iter dalla Consulta regionale all’approvazione definitiva aveva dato all’autonomia regionale. Nel maggio del 1946, mentre se ne elaborava lo schema, Lussu aveva chiesto al governo di estendere lo statuto siciliano alla Sardegna, ma la Consulta regionale aveva sdegnosamente respinto l’idea di quell’autonomia ‘‘regalata’’ dall’alto. Eletto senatore nel 1948, Lussu lo sarebbe stato fino al 1968, anno del suo ritiro dall’attività politica.Nel 1964 insieme ad altri parlamentari socialisti aveva dato vita al PSIUP (Partito Socialista Italiano di Unità proletaria).
Morì a Roma il 5 marzo 1975.
Oltre i tre libri più importanti già ricordati, Lussu è autore di numerosi scritti, interventi giornalistici e opuscoli di dibattito politico, a cominciare da La catena, pubblicato subito dopo la fuga da Lipari, a Diplomazia clandestina, 1956, sulla sua partecipazione alla Resistenza in Francia, a Sul Partito d’Azione e gli altri, 1968, sintesi polemica della sua burrascosa esperienza nel Pd’A e La difesa di Roma, pubblicato postumo a cura di Luisa Maria Plaisant. L’unica sua opera (quasi) totalmente letteraria è il racconto lungo di caccia Il cinghiale del diavolo, scritto a Parigi in un’estate di fine anni Trenta. Due antologie dei suoi scritti sono state curate dal ‘‘Collettivo Lussu’’ di Cagliari, Essere a sinistra, 1976, e da Manlio Brigaglia, Per l’Italia dall’esilio, 1976. Tra gli altri suoi scritti: Il Partito sardo d’Azione, ‘‘Il Solco’’, 1920; Polemica con Ferruccio Sorcinelli, ‘‘L’Unione sarda’’, 1921; A proposito dei ‘‘Quaderni dell’autonomia’’ di Umberto Cao, ‘‘Il Solco’’, 1921; Sul movimento autonomistico in Sardegna, ‘‘Il Solco’’, 1921; Moderazione? Sul comportamento del Partito Sardo di fronte al fascismo, ‘‘Il Solco’’, 1922; Lettera al direttorio del PSd’Az e della federazione dei combattenti, ‘‘L’Unione sarda’’, 1923; I propositi dei sardisti, ‘‘La Voce repubblicana’’, 1924; La situazione politica, ‘‘Il Solco’’, 1925; Sulla vanità dell’Aventino parlamentare, ‘‘Il Solco’’, 1925; Federalismo, ‘‘Quaderni di Giustizia e Liberta`’’, 6, 1933; Sardegna e sardismo, ‘‘Quaderni di Giustizia e Liberta`’’, 1938; Sardegna e autonomismo, ‘‘Giustizia e Liberta`’’, 1938; Sardegna, ebrei e razza italiana, ‘‘Giustizia e Libertà’’, 1938; La Costituente, ‘‘Il Solco’’, 1945; Ai Sardisti di Cagliari. Discorso, ‘‘L’Unione sarda’’, 1945;Autonomia non separatismo, ‘‘Il Solco’’, 1945; Religione e politica, ‘‘Il Solco’’, 1945; Saluto ai vecchi e ai giovani sardisti, ‘‘Il Solco’’, 1946; Chiarimenti sulla piccola, media e grande proprieta`, ‘‘Il solco’’, 1946; Lotta politica e dignita` democratica, ‘‘Il Solco’’, 1946; Referendum e voto obbligatorio, ‘‘Il Solco’’, 1946; Autonomie, ‘‘Riscossa’’, 1946;Nord eSud, ‘‘Il Solco’’, 1946; Trionfo del sardismo, ‘‘Il Solco’’, 1946; L’istruzione in Sardegna, ‘‘Il Solco’’, 1946; Il partito dei ceti medi, ‘‘Il Solco’’, 1946; Si stavameglio quando si stava peggio, ‘‘Il Solco’’, 1947; Sui ceti medi, ‘‘Il Solco’’, 1947; Il concetto autonomistico e il concetto di liberta` e di democrazia, ‘‘Il Solco’’, 1947; La vita o la morte del partito, ‘‘Riscossa sardista’’, 1948; Noi eredità politica e sociale del primo movimento dei combattenti sardi, ‘‘Riscossa sardista’’, 1948; I famosi dollari di Antonini, ‘‘Riscossa sardista’’, 1948; Unità Socialista, ‘‘Riscossa sardista’’, 1948; Operai e contadini, ‘‘Riscossa sardista’’, 1949; L’avvenire della Sardegna, ‘‘Il Ponte’’, VII, 9-10, 1951 (nello stesso fascicolo La Brigata Sassari e il Partito sardo d’Azione e Il movimento dei contadini in Sardegna dopo la I guerra mondiale); La mia prima formazione democratica, ‘‘Belfagor’’, 1952; Brigantaggio sardo, ‘‘Il Ponte’’,X, 2, 1954; Sul disegno di legge: programma straordinario per la rinascita economica e sociale della Sardegna, ‘‘Il Ponte’’, X, 2, 1954; La nascita delle regioni, ‘‘Almanacco della Sardegna’’, 1969; Lo scioglimento del PSIUP, ‘‘Mondo nuovo’’, 1972; Il cinghiale del diavolo e altri scritti, 1976; Lettere a Carlo Rosselli e altri scritti di ‘‘Giustizia e Libertà’’ (a cura di M. Brigaglia), 1979. Due volumi di Discorsi parlamentari, sono stati pubblicati dal Senato (a cura di M.Brigaglia), 1986.