Nel 1935 partecipa alla II Quadriennale romana (Contadina sassarese, Deposizione). Nel 1936 espone alla Biennale di Venezia (Popolani della mia città e La cena col tredicesimo). Alla VII Mostra sindacale sarda di Cagliari gli viene assegnato uno dei premi del Duce. Ottiene l’incarico di docente di Scultura Decorativa alla Scuola d’Arte di Sassari.
All’VIII Sindacale sarda del 1937, a Sassari, vince il premio del Duce per la scultura. Espone alla Mostra delle Celebrazioni Sarde di Sassari la Mascherata sassarese. Comincia la collaborazione con l’intagliatore Pasquale Tilloca.
Sposa Maria Falco è il 1938, che diverrà anche una collaboratrice preziosa. Esegue una Via Crucis per la chiesa di Carbonia, e il plastico con pupazzi Villaggio sardo per il Museo Etnografico di Bucarest.
Esegue una Cavalcata di miliziani sardi per il Museo del Risorgimento di Cagliari è il 1939. Alla Mostra dell’Artigianato di Firenze presenta il gruppo di pupazzi Le avventure di Pinocchio, che figura poi a Sassari nella VI Mostra dell’Artigianato. Curata da Ubaldo Badas, responsabile regionale dell’ENAPI, e preceduta da un intenso lavoro di orientamento delle botteghe artigiane, la mostra segna un salto di qualità rispetto alle rassegne precedenti.
Nel 1940 espone alla VII Triennale di Milano un gruppo di 200 pupazzi, la Cavalcata sarda. Realizza una nuova serie di pupazzi sardi (IV serie). Per il Palazzo di Giustizia di Sassari realizza un crocefisso in legno e dei rilievi in pietra con I dieci Comandamenti. All’esecuzione di questi ultimi collabora il giovane scultore Gavino Tilocca. 1941-45 La sua attività subisce un rallentamento, per la difficoltà di reperire materie prime. Realizza tuttavia il plastico con pupazzi Festa campestre (1941; Torino, Museo Nazionale della Montagna), una serie di scatole in legno e alcune sculture (Torso di atleta, I quattro elementi, Il risparmio e il lavoro per la Banca Popolare di Sassari, piccoli rilievi in gesso e terracotta).
Con Stanis Dessy disegna la tessera del Partito Sardo d’Azione. L’attività di critico d’arte assume carattere regolare sul quotidiano sassarese L’Isola e in seguito su La Nuova Sardegna.
Non cessa di interessarsi all’artigianato artistico, la cui situazione in Sardegna è tutt’altro che confortante. La causa principale è, secondo l’artista, lo scadimento del gusto dovuto al venir meno negli ultimi anni del lavoro di orientamento in passato svolto dall’ENAPI.
Tra il 1946 e il 1947 esegue il rilievo La vendemmia per l’EPT di Sassari, il gesso Annunciazione, le terrecotte Balletto e Deposizione con i cani, un pannello a graffito, Balletto di donne, per il negozio di Bruno Mura a Sassari, i rilievi in gesso Donne e I Candelieri.
Nel 1948 espone alla Quadriennale di Roma i rilievi Il Minotauro, Le Sirene e Martirio. Esegue un fonte battesimale per la basilica di San Gavino a Porto Torres.
Nel 49 è membro della giunta della Confederazione Generale dell’Artigianato italiano e rappresentante dell’ENAPI per la Provincia di Sassari. Realizza un ostensorio per il duomo di Sassari, il rilievo in legno Le fatiche d’Ercole e varie opere per il cimitero di Sassari, tra cui la porta della chiesa e quattro rilievi in trachite per l’esterno dello stesso edificio.
È tra i collaboratori della rivista Ichnusa. Nel 1950 espone alla Biennale di Venezia (Composizione) e alla Mostra d’arte moderna della Sardegna alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma. Come rappresentante dell’ENAPI collabora, a Sassari, alla preparazione della Mostra Regionale dell’Artigianato. L’artigianato sardo, dopo la stasi creata dalla guerra, è in piena crisi: chiuse molte botteghe, imbastardito il gusto, perduti i frutti dell’opera svolta dall’ENAPI. Tocca a Tavolara chiamare a raccolta gli artigiani, rincuorarli, esortarli al lavoro, spingendosi fin nei più remoti paesi dell’Isola per reperire i materiali destinati alla mostra.
1951 Realizza una decorazione a graffito per la sede della TETI di Sassari, e lavori per le tombe Tomè e Tavolara-Frassetto nel cimitero di Sassari. Il lavoro di riorganizzazione dell’artigianato locale procede con l’istituzione di vari corsi ENAPI nella provincia, promossi dalla Regione.
1952 Il suo rilievo L’agricoltura è collocato nella sede dell’ICAS (oggi sede centrale del Banco di Sardegna, Sassari). Oltre ad alcune opere cimiteriali, esegue i pannelli decorativi Storia della scrittura, per il negozio Olivetti di Sassari, e Storia della moda, per il negozio Bagella.
1953 Con Badas organizza a Sassari la Mostra dell’Artigianato, nella quale la traccia del suo intervento è impressa sugli oggetti più disparati.
1954 La produzione artigiana sarda figura con successo nella Fiera di Cagliari e nella XVIII Mostra di Firenze. Il lavoro dell’ENAPI tocca centri come Isili, Tonara, Bolotana. La Regione Sardegna crea l’ESVAM (Ente Sardo Valorizzazione Artigianato Moda); diretto da Maria Foschini, si avvale della collaborazione del figurinista Umba e (per la parte tessile) di Tavolara. Realizza in ceramica la Madonnina dell’ETFAS per l’Ente omonimo, che ne collocherà un esemplare su stele di pietra in ciascuno dei propri cantieri.
Viene inaugurata a Sassari la colonna di Porta Sant’Antonio, monumentofontana commissionatogli dal Comune, ornato da rilievi con episodi della storia cittadina. Per la chiesa della Solitudine di Nuoro, dedicata a Grazia Deledda, esegue il portale, la Via Crucis e altri interventi decorativi.
1955 Nella nuova sede romana dell’Ufficio Turistico della Regione Sardegna, in via Barberini, i locali, arredati da Badas, sono ornati da un pannello di Tavolara e nella vetrina è disposta una teoria dei suoi pupazzi. Esegue un pannello decorativo per la sede cagliaritana della Banca di Roma.
1956 Il nuovo Padiglione destinato dalla Regione ad accogliere le mostre artigiane sassaresi (ornato all’interno da un grande pannello di Tavolara) s’inaugura con una mostra che, curata dall’artista insieme ai colleghi dell’ENAPI Badas e Ciusa Romagna e varata in un momento di grande interesse verso l’artigianato italiano, segna un vero e proprio “lancio” delle produzioni sarde.
1957 Nasce l’ISOLA (Istituto Sardo Organizzazione Lavoro Artigiano), ente regionale guidato da Badas e Tavolara. È l’ISOLA che organizza la seconda edizione della mostra sassarese, sul tema dell’artigianato sacro. Una mostra dell’ISOLA figura anche all’XI Triennale di Milano e vi è premiata con una medaglia d’oro.
1958 Il lavoro all’ISOLA lo assorbe completamente. Tema della mostra artigiana del 1958 è L’artigianato sardo nella casa moderna. La rivista americana Home dedica un numero alla Sardegna e al suo artigianato.
1959 La partecipazione alla Fiera di Cagliari e alla Mostra dell’Artigianato di Firenze (dove i sardi ottengono di nuovo la medaglia d’oro) offre sostanziose conferme, anche sul piano commerciale, all’azione dell’ISOLA. Quest’ultima tuttavia attraversa un periodo di crisi interna: a causa di tensioni con la dirigenza politica e amministrativa, Badas lascia l’Ente. La mostra di Sassari, sul tema Artigianato sardo e Mercato Comune Europeo, punta ai mercati delle nazioni più industrializzate d’Europa. Contro i primi tentativi di falsificazione, l’indicazione di Tavolara è di valorizzare le materie prime locali. Quale manifestazione collaterale, viene organizzato un convegno su Produzioni e materiali tipici sardi nell’architettura e nell’arredamento moderni. Dal dibattito emerge una piena adesione alla linea tracciata da Badas e Tavolara, del «rinnovamento nella tradizione».
1960 Per il terzo anno consecutivo l’artigianato sardo è premiato nella Mostra di Firenze. La produzione ISOLA circola in campo internazionale (mostra itinerante promossa negli USA dallo Smithsonian Institute, mostra nei magazzini londinesi Harrods; partecipazione a varie rassegne, Vibo Valentia, Roma, Ancona, Monza, Locarno, Copenaghen, Stoccolma). Nella V Mostra dell’ISOLA a Sassari la maggior parte dei pezzi esposti sono su disegno di Tavolara.
1961 Si apre il “nuovo corso” dell’ISOLA: la parola d’ordine è “commercializzazione”. Le energie prima spese per allestire annualmente la mostra di Sassari devono essere impiegate per garantire una produzione in quantitativi accettabili dei manufatti più richiesti. Proprio questa è infatti la maggior difficoltà posta dall’estendersi della domanda da parte dei mercati esteri (richieste degli elaborati sardi sono giunte perfino dal Katanga).
1962 Gli viene diagnosticato un cancro, ma la malattia non interrompe la sua attività. La VI Mostra di Sassari si apre all’insegna della novità: nuovo l’allestimento con diagrammi e foto, nuova la maggior parte degli elaborati. Su Domus, Giò Ponti plaude ai risultati raggiunti in un articolo entusiastico. Autorevoli riviste specializzate, come l’inglese Drapery Fashion Weekly e la tedesca Texil Weitung, lodano l’opera di Tavolara. Questi continua fino all’ultimo a dirigere l’ISOLA. Già molto malato, trova ancora la forza di recarsi a Cagliari per seguire la sistemazione del grande rilievo decorativo che orna la facciata del Palazzo dell’ENEL.
È la sua ultima opera.
Muore a Sassari il 13 gennaio del 1963.
Giuliana Altea
EUGENIO TAVOLARA
Ilisso Edizioni