Menu principale:

Le Vie della Sardegna :: partendo da Sassari Turismo, Sagre Paesane, Cultura e Cucina Tipica Sarda. Turismo in Sardegna, itinerari enogastrononici e culturali. B&B, Agriturismi, Hotel, Residence, Produttori Prodotti Tipici, informazioni e itinerari su dove andare, cosa vedere, dove mangiare, dove dormire sul Portale Sardo delle Vacanze. Tutto per le tue Vacanze in Sardegna. Informazioni turistiche e curiosità sui comuni della Sardegna e le attrattive turistiche offerte nei vari territori isolani.


Vai ai contenuti

Ovodda :: Il centro abitato è tipicamente rurale: le case presentano ampi cortili, un tempo utilizzati come deposito per le attrezzature da lavoro. Le strade, pavimentate a ciottoli, sono strette e si intersecano ripetutamente lungo tutto il centro storico, offrendo al visitatore degli scorci suggestivi e caratteristici.

Località Sarde > Nuoro


Ovodda, Vecchie case del centro storico.
La chiesa parrocchiale di San Giorgio con la sua piazzetta, Ovodda.

Ovodda
Centro montano della Barbagia di Ollolai, il paese è ubicato alle pendici del monte "Orohole". Ovodda sorge in un'area che fu abitata fin dall'antichità, come testimoniano alcuni monumenti nuragici, quali i menhirs di "Predas Fittas" e Domosnovas, le tombe dei giganti nei pressi di "Su nodu 'e Lopene", le domus de janas di "S'abba vo'ada" e "Ghiliddoe".

Abitanti: 1.660
Superficie: kmq 40,72
Provincia: Nuoro
Municipio: via Sassari, 4 - tel. 0784 54023
Guardia medica: via Oristano - tel. 0784 54116
Biblioteca: via Sassari, 1 - tel. 0784 549008
Ufficio postale: via Vittorio Emanuele 47 - tel. 0784 54403

Stemma di Ovodda
Scorcio del centro storico con al centro il campanile settecentesco della parrocchiale. Ovodda in Provincia di Nuoro.

Informazioni Turistiche e Curisiosità su Ovodda

Ovodda è situata nella Barbagia di Ollolai, alle pendici del monte Orohole. Il territorio, dalla natura incontaminata e selvaggia, ricco di boschi ombrosi e freschi, è attraversato a est dal fiume Tino e ad ovest dal fiume Taloro. Entrambi si riversano nel lago di Cucchinadorza, bacino artificiale dove si trovano alcuni impianti di una centrale idroelettrica costruita negli anni settanta. L'allevamento e l'agricoltura rappresentano le principali attività economiche anche se le attività artigianali, legate agli antichi saperi, stanno dando vita a numerose iniziative commerciali, particolarmente nel campo della produzione di dolci e pani tipici. Il centro abitato è tipicamente rurale: le case presentano ampi cortili, un tempo utilizzati come deposito per le attrezzature da lavoro. Le strade, pavimentate a ciottoli, sono strette e si intersecano ripetutamente lungo tutto il centro storico, offrendo al visitatore degli scorci suggestivi e caratteristici. Come altri centri barbaricini, anche Ovodda è stata interessata dal fenomeno dei murales, tre di essi si trovano in prossimità della piazza: il primo rappresenta un pastore con il gregge, circondato da cani affamati; il secondo mostra una scena di tosatura delle pecore, e il terzo raffigura due uomini dai lucidi gambales e dall’atteggiamento ostile. Il paese fu senza dubbio abitato sin dall'antichità, come testimoniano alcuni monumenti nuragici. Nel territorio è possibile tutt'oggi visitare alcuni importanti siti archeologici, quali i menhirs di Predas Fittas e Domosnovas. Quest'ultimo si ipotizza sia stato un importante villaggio abitato in età romana. Sempre nel territorio di Ovodda sono stati ritrovati reperti archeologici della cultura di Ozieri e si trovano le domus de janas di S'abba vo'ada e Ghiliddoe, le tombe di giganti situate in località Su nodu 'e Lopene e numerosi nuraghi, tra cui quelli di Nieddio, Osseli e Campos. All'interno del paese si consiglia una visita alla chiesa di San Giorgio, costruita in stile aragonese, anche se il campanile è settecentesco, e che conserva al suo interno di una statua lignea del 1600. Dal punto di vista naturalistico sono diversi i suggestivi panorami che il visitatore può ammirare a Ovodda. In particolare si consiglia una visita a località come Sa 'orrada o Su Ghirone, dove si estrae granito conosciuto in tutto il mondo per la sua versatilità e qualità. Inoltre, per chi volesse compiere una passeggiata immerso nel verde si consiglia la valle del Taloro, nella quale si possono effettuare percorsi a piedi e in bici. Durante l'anno nel paese si svolgono numerose feste religiose e popolari. La più caratteristica è quella chiamata "Me'uris de lessia", che si svolge durante il mercoledì delle ceneri e si caratterizza per i festeggiamenti del carnevale. In questa giornata il centro funge da richiamo di numerosi visitatori affascinati dagli antichi riti agrari come la morte del fantoccio"Don Conte Forru". Da alcuni anni in autunno ad Ovodda si può partecipare alla manifestazione Autunno in Barbagia, durante la quale si possono assaggiare i prodotti locali e si possono visitare le case tradizionali grazie alle "cortes apertas".



Ovodda, costume femminile.
Pariglie, corsa dei cavalli. Ovodda provincia di Nuoro, Barbagia di Ollolai Sardegna.

Testi di Aldo Borghesi

Il territorio comunale di Ovodda ha un’estensione di 4078 ettari e una forma ovoidale che segue l’orientamento in senso sud-est-nord-ovest dei solchi vallivi che occupa. Confinante con Gavoi, Ollolai, Teti, Tiana, Desulo e Fonni, è collocato nel settore occidentale del sistema montano del Gennargentu, per lo più sul versante settentrionale del crinale che dal Passo di Tascusì digrada verso le vallate degli affluenti del Taloro. Una parte meno estesa è collocata sulla destra del fiume. I suoli sono caratterizzati da substrati silicei che, unitamente ad altri fattori naturali (altitudine) e storici (l’utilizzazione agro-silvo-pastorale) condizionano le tipologie della copertura vegetale. Per quanto concerne l’uso, il 66 per cento territorio è occupato da zone boscate, meno del 20 per cento da aree agricole o da pascolo, circa il 3 per cento da vegetazione rada o assente. Vi sono aree a pericolosità idrogeologica per fenomeni franosi ed erosivi, che interessano spesso la strada per il lago di Cucchinadorza. L’altitudine massima è di 1266 m (Bruncu Muncinale); minima 348 m (il lago Cucchinadorza alla massima regolazione), con un’escursione di 918 m. Le alture principali si trovano nella parte meridionale del territorio comunale: Punta Cogotti, 1051 m (IGM); Montaezzos 1043 m (Carta tecnica regionale [CTR]: Montazessos, 1040 m; Montanzesos nella parlata locale), Preda Orrubia 1060 m (CTR: Perda Orrubia, 1058 m); Bruncu Fogilesu 1265 m (CTR: 1267 m; Fhoh^ilesa nella parlata locale), Bruncu Muncinale 1266 m (CTR: 1264 m; Mih^inari nella parlata locale;le posizioni delle due cime sono invertite in IGM), Antriocu Soddu 1073 m (Antrioco Soddu, 1071 m); Punta Seddusai, 986 m. Nella zona nord è il Monte Pizzuri, m. 883, le cui due anticime presentano una caratteristica forma lunata. Punta Concossu e Bruncu Mealeddu sono le due punte del monte Orohole, dalla forma trapezoidale, collocato immediatamente a sud del centro abitato. Da segnalare infine, come punti paesaggisticio, il Nodu Lopene (Nodu ’e Lopéne, nella parlata locale), m 901 slm, sulla valle del riu Aratu (secondo la tradizione vi venivano gettati i vecchi inabili); il Monte sa Corrada, m 846 (CTR: 845 m), in posizione dominante sul lago di Cucchinadorza. I corsi d’acqua principali sono il riu Sàpuna Peddes, sul quale si trova la Cascata s’Istracca, che attraversa il centro del paese (la cartografia lo indica come Riu Funtanedda); il torrente Dino (o anche Tino), che per un tratto segna il limite occidentale del territorio comunale e si getta nel lago Cucchinadorza (Fara lo indica come Bandelafi); la Roja Serrindedda (Orroja Serrindedda), che nasce come Roja (Orroja) Su Burgu ed è affluente di sinistra del riu Aratu; riu Aratu (Errivu Arattu nella parlata locale), che nasce a sud di Bruncu Spina e segna a est il limite del territorio comunale per gettarsi infine nel Lago di Gùsana (IGM e CTR indicano l’ultimo tratto come riu Pedras Fittas, idronimo con cui lo designano Angius e Fara); infine il fiume Taloro, emissario del Lago di Gusana, che segna per un breve tratto il limite comunale, e poi lo attraversa fino a gettarsi nel lago di Cucchinadorza; lungo 67 chilometri, è il principale affluente del Tirso. Le sorgenti da cui sgorga l’Orroja Su Burgu sono utilizzate anche per l’approvvigionamento idrico del paese. Angius menziona la fonte di Oroghesu, a sud-est del centro abitato, che in seguito a lavori non dà più acqua. Inoltre: Funtana Furadu, presso il paese sulla SS 128; Funtana Manna; Funtana Sa Gorutta; Funtana Pischeddu; Funtana Sa Missa; Funtana S’Abba Bogaza (nella parlata locale: S’Abba Vo^hada). Ai confini con Olzai e Tiana si trova il lago artificiale di Cucchinadorza, originato dallo sbarramento realizzato sul Taloro, facente parte del sistema idroelettrico del Taloro. Ha una superficie di 1,19 kmq e profondità massima di 43 metri.

Scorcio del giardino pubblico. Sullo sfondo il campanile della parrocchiale, Ovodda (NU).

Gli aspetti naturalistici Nel territorio sono presenti tutti i principali rapaci della zona, in particolare l’astore sardo (Accipiter gentilis arrigonii) e vi viene regolarmente avvistata l’aquila reale (Aquila chrysaetos). Nei confronti dei rapaci, negli ultimi anni è maggiore la disponibilità della popolazione. Scomparsi da tempo i cervi, occasionali le comparse di daini e mufloni – il “selvaggiume” segnalato da Angius –, la selvaggina è ormai ridotta alla consistente presenza di cinghiali, a lepri e pernici. Nel lago di Cucchinadorza abbondano carpe e tinche, nei corsi d’acqua principali è presente la trota sarda (Salmo trutta macrostigma). Sotto l’aspetto della copertura vegetale, il territorio è occupato da sistemi forestali e da sistemi preforestali a parziale utilizzazione zootecnicoa, con larga prevalenza del bosco di latifoglie (60 per cento del territorio comunale), fitte foreste di querce sulle quali hanno prevalso i lecci, ampie sugherete e nuclei di castagno e roverella: si tratta dei resti delle «molte regioni di alberi ghiandiferi» segnalate dall’Angius, che menziona «il ghiandifero del Pizzuri»mcome una ricca zona boschiva; resti dalla antica foresta sono ancora visibili nelle aree risparmiate dal fuoco. Nel 1840 vi erano 4000 piante di sughera, ma dopo il 1860 furono frequenti i tagli di legname ad uso edilizio (traversine ferroviarie e armamento per gallerie minerarie) e per la produzione di carbone vegetale. In generale, il territorio si caratterizza per la sua elevata qualità ambientale: non vi sono aree sottoposte a vincoli di protezione ambientale – la maggior parte era compresa nei confini del progettato Parco Nazionale del Gennargentu e del Golfo di Orosei –, ma per buona parte è soggetto a vincolo idrogeologico. Sul monte Pizzuri è in corso una riqualificazione ambientale.
Le origini Il primo insediamento sarebbe avvenuto nella zona corrispondente all’odierno vicinato di Muntorroi. Secondo l’Angius, «gli ovoddesi erano un numero maggiore in altri tempi, quando erano popolati i luoghi vicini Piduni [Biduni, rione nella zona sudoccidentale del paese] a distanza dell’attuale abitato di minuti 5, e Magusa [località omonima a nord del centro abitato] in distanza di minuti otto». Domus de janas si trovano nelle località di Amellai, Callai, Domus Novas (a più camere); Filoleri, Pira ’e Tetti (o Forreddos de Ladu), S’Abba Bogada (nei pressi della fontana omonima), Sos Forreddos (o Forreddos de Ghiliddoe, o Titione: presenta una trabeazione scolpita in rilievo ad imitazione dell’architettura domestica), Sos Forros o Serrindedda (a due camere), Su Ghirone, Su Logareo, Travale. Tombe di giganti si trovano in località Donnovegoro, Govolo-Sa Heresia, Lopéne, Nieddio (vicino a un nuraghe ora distrutto). Sono presenti due menhir in località Predas Fittas, ove erano in stretta relazione con un villaggio di cultura “Ozieri”. In passato dovevano essere più numerosi: Lilliu ipotizza un primo abbattimento già in epoca romana allo scopo di utilizzare il materiale «in opera muraria di case di abitazione della posta romana di Domosnovas, sulla strada da Caralis ad Olbia». Nel territorio si trovano 10 nuraghi: Callai, Campos (con torre di 5 m), Concossu, sotto la punta omonima (Taramelli lo indica come Boninu), Finonele (in granito, secondo Taramelli fra i meglio conservati), Istedorro (oggi praticamente scomparso), Laddo (con resti di villaggio nuragico), Lopéne, Maguri (secondo Taramelli «distrutto per riattare una strada e non rimangono che pochi massi»), Nieddio (distrutto), Ossei. Sono collocati in una fascia altimetrica intermedia fra i crinali e la conca in cui sorge il paese, forse a scopo di difesa del ripiano dove è situato, o di controllo di una direttrice della transumanza come la cosiddetta via Oviante, che da Mamoiada scendeva al Campidano. Il sito più interessante è quello di Osseli.

Ovodda, gruppo festante immortalato per il saluto fascista.
Ovodda, sas intintas.

La storia In epoca romana il territorio della odierna Barbagia di Ollolai era abitato da popolazioni bellicose e non sottomesse. Nell’area a occidente di Fonni è indicata la sede di popoli come i Celes(itani), menzionati anche da Tolomeo (Kelsitanoi). Si tratta verosimilmente di tribù di pastori, dedite a periodiche scorrerie verso gli agri cerealicoli dei Campidani e Marmilla. Al controllo militare è finalizzata la costruzione di arterie destinate a facilitare il rapido intervento, fra cui l’iter ab Ulbia Caralis, la strada interna che attraversava la Barbaria. Dopo la fine del dominio romano si perdono le tracce degli insediamenti fino alla fine dell’Undicesimo secolo, quando secondo la tradizione la villa di Ofella, identificata con Ovodda, sarebbe stata l’ultima ad accettare la conversione al cristianesimo promossa da san Giorgio vescovo di Suelli. In epoca giudicale fece parte della curatoria nel giudicato di Arborea della Barbagia di Ollolai, con i villaggi di Fonni, Gavoi, Lodine, Mamoiada, Ollolai, Olzai ed altri 26 scomparsi. Il villaggio non figura tuttavia con propri delegati nella sottoscrizione della pace del 1388. Attingendo probabilmente alla tradizione locale, l’Angius attribuisce la scomparsa delle antiche ville a guerre intercomunitarie fra ovoddesi ed abitanti di Oleri e Aladdo (un castello nella località Oladdo, in agro di Gavoi). John Day puntualizza che «i documenti scritti ignorano l’esistenza dei centri scomparsi», ma vede nella leggenda un caso di accentramento dell’abitato, frequente nella zona. La villa di Oleri era situata fra Gavoi e Ovodda, presso l’omonima chiesa campestre di San Pietro Apostolo: forse in conseguenza della pestilenza del 1404 scomparve. Nel 1473, dopo contrasti fra i due centri, il territorio fu spartito con un atto ratificato per le due ville da abitanti originari del centro scomparso, tra cui «Donnu Andria Mele naturale qui fudi de sa Villa de Oleri, et abitante como in sa Villa de Ovolla». Dopo la caduta del giudicato, per pacificare il territorio nel 1410 la curatoria fu concessa in feudo (Signoria della Barbagia d’Ollolai) a Giovanni Deyana. Nel 1412 passò alla figlia Quirica, moglie di Leonardo Cubello, e fu incluso nel marchesato di Oristano; dal suo secondogenito Salvatore passò nel 1470 a Leonardo Alagon, cui venne confiscato in seguito all’accusa di fellonia nel 1477. Fu quindi di Brianda de Mur, vedova di Nicolò II Carroz (1479), poi di sua figlia Beatrice e nel 1499 del figlio di lei, Pietro Maza de Liçana, dal 1505 barone di Mandas. Nel 1548 il titolo passò a Raimondo I Ladron, sotto il cui fratello Pietro nel 1614 Mandas divenne ducato; e poi agli Hurtado de Mendoza (1617), agli Zuñiga, ai Pimentel (1677) e infine ai Tellez Giron, ai quali venne riscattato nel 1838. È originario di Ovodda un ramo della famiglia nobiliare dei Marcello, le notizie sui quali risalgono al Settecento. John Day indica nel 1485 60 fuochi sottoposti a donativo, quindi una popolazione di circa 240 abitanti; gli uomini sono 80 nel 1515 (tra cui 39 vignaioli, 25 pastori di pecore e 8 pastori di porci). Nel 1559 scendono a 74 e sono attestati 82 fuochi e 22 case in rovina. Nel 1583 la popolazione è ulteriormente cresciuta e conta più di 255 fuochi. Per quanto il villaggio non risulti toccato dalla grande pestilenza del 1652-1657, le epidemie dovettero lasciare traccia se la popolazione è ridotta nel 1627 di oltre il 60 per cento e nel 1698 a 516 abitanti. Nel 1728, all’inizio del periodo sabaudo, contava 808 abitanti. Crebbe poi con regolarità fino ai 986 del 1848 e varcò la soglia dei mille con il censimento del 1858. Nel 1821 entrò a far parte della provincia di Nuoro, mandamento di Gavoi; con la riduzione a due province nel 1859 passò alla provincia di Sassari, circondario di Nuoro, poi, nel 1927, alla ricostituita provincia di Nuoro. Contrariamente a molti centri della zona ebbe un ruolo assolutamente marginale nelle vicende dell’ordine pubblico fra Otto e Novecento. Le condizioni di vita erano caratterizzate da estrema povertà riferite dai viaggiatori (Vuillier, Tyndale e Lawrence) e di cui è drammatica testimonianza la figura di Tziu Canneddu, effigiato in un murale nel mezzo del branco di cani che allevava per sfamarsi. Dopo la prima guerra mondiale nacque una sezione dell’Associazione Nazionale Combattenti con 60 soci, presieduta dal medico Vincenzo Puddu. Ovodda è stato uno dei 40 comuni della provincia in cui nel referendum istituzionale prevalse la Repubblica. Alla fine degli anni Cinquanta iniziarono i lavori per la costruzione degli sbarramenti sul Taloro, in cui furono occupati molti operai locali, per lo più pastori e contadini. Da questo momento il paese conobbe una profonda trasformazione della struttura produttiva e degli stili di vita. Nel 1978 la centrale elettrica di Cucchinadorza venne occupata per tre mesi dai 138 operai dell’ENEL e delle imprese: fu un momento di grande partecipazione che coinvolse le popolazioni con assemblee aperte; e si concluse con l’accoglimento delle rivendicazioni presentate e la redazione di un libro, In sas baddes de Taloro, diario dell’occupazione e vivace testimonianza del clima dell’epoca.
Il paese Secondo Pittau, il topononimo “Ovodda” recupera la radice dei termini greco oFis [col digamma], latino ovis ed etrusco uvi, che significano “pecora”, e rimanda probabilmente a termine analogo del sardo nuragico. Il significato corrisponde al vocabolo barbaricino bodda = pecora, in senso collettivo, per indicare l’abbondanza del bestiame ovino. Secondo altri, il termine indicherebbe l’animale in senso dispregiativo, o la pianta del tasso barbasso (trovodda), o ancora la donna dalla corporatura grossa e gonfia. Il paese si sviluppa su un pianoro del versante nord del monte Orohole, a un’altitudine compresa fra 707 e 772 m slm (712 m in piazza Gennargentu). La posizione è ben riparata dai venti, come già rilevava l’Angius, salvo dal maestrale. Presenta (2001) 816 abitazioni; per circa il 60 per cento costruite dopo il 1961. Il centro storico è un esempio ben conservato di assetto urbanistico rurale, per il quale sono in corso interventi di riqualificazione urbana, dalla struttura articolata in vicinati (nel centro storico: Prazza ’e Cressia, Horte ’e Lamentu, Lahunza, Funtanedda, Sa Horte, Mesubidda, Hortelai, Puzzudorro, Santa Maria, Sa Pecca. Fuori dal centro storico si trovano i rioni di Horris, Pirilai, Madau, Murrunzone, Barberi; zone di sviluppo recente sono Gassari, Sa ’e Zunia-Binzamanna, Biduni. Unica frazione è il Villaggio Taloro, m 383, diviso con Ollolai, costruito dall’ENEL e non più abitato stabilmente. Vi sono alcuni interessanti esempi di architettura civile: Sa domo de sos cavalleris, la più importante casa padronale del paese del Settecento, nel centro storico (dà il nome al vicinato de Sa Horte de sos Cavalleris), con un cortile impreziosito da un pozzo caratteristico, in via di acquisizione dal Comune per destinarla a sede delle associazioni culturali; la palazzina Marcello, residenza della famiglia nobile, situata nella piazzetta Lamarmora. Non vi sono monumenti, a parte una bella fontana in granito e trachite, ma alcuni murales sono stati realizzati sulla via Vittorio Emanuele.
La popolazione La chiesa parrocchiale, intitolata a San Giorgio martire, sarebbe stata costruita in epoca pisana. La parrocchia ha fatto parte della Diocesi di Santa Giusta fino alla sua soppressione nel 1503, poi è passata a quella di Oristano, cui tuttora appartiene. La festa patronale si celebra il 23 aprile. La chiesa attuale è del secolo XVII, ha forme tardo-gotiche con impianto a una navata e alcune cappelle laterali, con volte a botte. Vi si trova una bella statua lignea seicentesca di San Pietro e interessanti arredi. Caratteristico il campanile, edificato nel 1798. Delle quattro “chiese minori” segnalate dall’Angius, Santa Maria era situata nel vicinato omonimo e fu distrutta nel 1840 per costruire il camposanto. Nel 1932, con l’entrata in funzione del nuovo cimitero, sul sito venne costruito (1952-1954) l’attuale Bastione. Esiste ancora Santa Croce, attigua alla parrocchiale e trasformata in oratorio; fuori dall’abitato San Cristoforo è ormai diruta. Importante la chiesa rurale di San Pietro Apostolo (Santu Pedru), a nord-est del paese, nel sito della villa medievale abbandonata di Oleri, attorniata da alcune cumbessias, registra ampia affluenza in occasione della festa, il 29 giugno; organizzata fino all’Ottocento ad anni alterni dagli abitanti di Gavoi e di Ovodda, è passata successivamente sotto il controllo della seconda. Da ricordare inoltre, tra le feste religiose, Sant’Antonio abate, solennizzato il 16 gennaio con un falò in piazza, e la Vergine Assunta il 15 agosto. La popolazione residente conta 1732 abitanti al censimento 2001 (1660 nel 2007), con una densità di 42,5 abitanti/kmq. Il picco massimo è stato raggiunto nel 1961, con 2110 abitanti. Il saldo naturale nel 2001 è stato in parità, quello migratorio leggermente negativo; il 2008 ha fatto registrare un leggero saldo attivo (+ 4), mentre i comuni limitrofi registrano pesanti perdite. Delle 745 famiglie, 336 sono monocomponente. L’indice di vecchiaia (rapporto percentuale tra la popolazione oltre i 65 anni e la popolazione giovane, da 0 a 14 anni) è 159, tra i più bassi della zona. Le persone che hanno un’età da 90 anni in su sono 18 (dati 2001). Perciò Ovodda ha acquistato negli ultimi anni una crescente notorietà come “paese dei centenari”: sul fenomeno è in corso il progetto “AKeA” (acronimo di “A Kent’Annos!”), che studia i marcatori della salute e della longevità dei sardi, presentato nel 2002 dalla cattedra di Biochimica clinica dell’Università di Sassari. Le spiegazioni vengono cercate in direzioni diverse: alcune proteine; correlazione fra mutazioni cromosomiche e processo di invecchiamento; produzione deficitaria, a causa di una mutazione genetica, dell’enzima G6PD; portatori sani di beta-talassemia: molti insistono anche sull’importanza degli stili di vita e di consumo. La longevità degli abitanti non è un dato recente: nella seconda metà del Novecento sono frequenti i compleanni di centenari. Un territorio storicamente insufficiente ha provocato la tendenza a stabilizzare la transumanza in emigrazione, in particolare verso il Campidano di Oristano, dove molti ovoddesi hanno proprie aziende. La festa di San Pietro Apostolo è occasione tradizionale di rientro.

Gruppo di maschere attorno a Don Conte. Carnevale di Ovodda
Una vecchia casa del centro storico. Ovodda provincia di Nuoro.

Le tradizioni Oltre le produzioni alimentari già ricordate, sono da ricordare dolci tipici come sas fruttinas e sos puzzoneddos e il pane ’u sapa nel periodo carnevalesco. Nel ciclo dell’anno è interessante il rito de Su Prugadoriu (“il Purgatorio”), con questua nei giorni dei Santi e dei Morti. La manifestazione più importante è senz’altro il Carnevale, che si svolge in data inconsueta, il mercoledì delle Ceneri (Mehuri de lessia). Gli abitanti del paese sfilano per le strade in abbigliamenti popolari (su gabbanu) o con addosso stracci e vecchi vestiti. Essenziale il mascheramento attraverso su zinziveddu, mistura di polvere di sughero bruciato e grasso, con cui le maschere anneriscono il proprio volto (sos intintos) e quello degli spettatori, turisti compresi: lasciarsi tingere (sos intinghidores assumono questo ruolo) è atto essenziale per essere accolti nella festa. Vi sono rituali tipici dei carnevali barbaricini, come il travestimento zoomorfo (con pelli di animali e corna) ed è frequente la presenza di animali, soprattutto capre. Si balla pubblicamente in diversi punti del paese, sono normali scherzi e comportamenti sfrenati: è considerato uno dei carnevali più scatenati dell’intera isola. Giunta la sera, una processione di maschere accompagna un grande pupazzo dalle fattezze ripugnanti ed oscene, denominato Don Conte Forru, che viene incendiato nella piazza principale, trascinato in fiamme per il paese e infine scaraventato in un dirupo. In passato oltre al pupazzo maschile era presente anche quello femminile di Donna Ziculina: entrambi venivano processati, condannati e impiccati al ramo di una grande quercia, prima del rogo finale. Il costume tradizionale è così descritto da Angius: «Gli ovoddesi amano il colore rosso sopra il nero, avendo in rosso il giubbone e le rivolte del cappotto. Le donne preferiscono pure quel colore, e coprono il capo con un capuccio di panno rosso adornato di merletto o di nastro di seta nera, vestono giubbone rosso adornato di nastri azzurri e bianchi, e portano uscendo da casa anche rossa la gonnella adorna di pizzetto d’argento o di nastri bianchi e azzurri». Nel campo della musica tradizionale sono da ricordare Peppe Cuga – unico suonatore sardo di bídulas, le launeddas a due canne –, il Coro polifonico Zente de Ovodda, con un’attività più che ventennale, e il Coro di Ovodda, prestigiosa formazione del canto a tenore fin dagli anni Sessanta. Sono attivi anche due gruppi di ballo.
Personaggi illustri Tra i personaggi noti legati ad Ovodda si segnalano don Francesco Noli (classe 1906, è il sacerdote più vecchio d’Italia); Gianfranco Matteoli (centrocampista fra i migliori negli anni Settanta-Novanta, campione d’Italia con l’Inter ); l’attrice e cantante Gisella Vacca; Giuliano Marongiu (presentatore televisivo e conduttore della trasmissione “Sardegna canta”).

Testi di Aldo Borghesi

Autunno in Barbagia 2012 a Ovodda Ungrones de bidda, Cortes apertas a Ovodda il 9 10 11 Novembre 2012, Cortes apertas 2013.
Cortes Apertas Autunno in Barbagia a Ovodda 7-8-9 novembre 2014
Cartina Cortes Apertas Autunno in Barbagia a Ovodda 7-8-9 novembre 2014

Ovodda
"Ungrones de bidda"
7- 8 - 9 Novembre 2014

PROGRAMMA DELLA MANIFESTAZIONE


VENERDÌ 7 NOVEMBRE 2014
Ore 16.00 - Inaugurazione della manifestazione.
Apertura delle cortes con i bambini di ovodda: “Bibliobus libri itineranti” e laboratori manuali: “Fare il pane” a
cura dell’amministrazione comunale, della CSB di Nuoro e della Proloco di Ovodda.

SABATO 8 NOVEMBRE 2014
Ore 10.00 - Apertura delle cortes.
Ore 10.30 - Centro di Aggregazione sociale - Casa del Pane - via Taloro - “Sas massarias de su pane” -
Mostra degli oggetti del pane a cura della ProLoco di Ovodda.
Ore 11.00 - Sala Consiliare - Convegno: “Gli scrigni della storia - Il Patrimonio Archeologico di Ovodda” a cura dell’Amministrazione Comunale.
Ore 14.30 - Centro di Aggregazione sociale - Casa del Pane, via Taloro - “Sa o^tta de su Pane” giornata di sensibilizzazione al consumo del pan’è fressa.
Dimostrazione di preparazione e cottura del pane nel forno a legna e degustazione a cura dell’Associazione Turistica Pro-Loco di Ovodda.
Per tutta la giornata: arti e mestieri nel cuore del centro storico - esposizione delle lavorazioni artigianali del sughero, granito, pelli e cuoio, costumi tradizionali, delle launeddas e dei prodotti tipici locali del fiore sardo DOP, dei dolci tipici e del pane fressa. Balli e canti della tradizione ovoddese accompagneranno i visitatori durante la scoperta delle cortes, a cura dei gruppi folk Oro’hole - Tenores Chimbe Quintales.

DOMENICA 9 NOVEMBRE 2014
Ore 10.00 - Apertura delle Cortes
Ore 10.30 - Centro di Aggregazione sociale - Casa del Pane - via Taloro - “Sas massarias de su pane” - Mostra degli oggetti del pane a cura della Pro-Loco di Ovodda.
Ore 14.30 - Centro di Aggregazione sociale - Casa Del Pane - via Taloro - “Sa o^tta de su Pane” giornata di sensibilizzazione al consumo del pan’è fressa -
Dimostrazione di preparazione e cottura del pane nel forno a legna e degustazione a cura dell’Associazione Turistica Pro-Loco di Ovodda. Durante la giornata verranno preparate particolari pietanze da chef esperti di prodotti tipici locali.
Ore 16.00 - via Spanu - “Su a^ntiu de sas ba^divas” a cura della Compagnia Teatrale Barberi e del Coro Polifonico Zente Sarda di Ovodda.

Per tutta la giornata: arti e mestieri nel cuore del centro storico - esposizione delle lavorazioni artigianali del sughero, granito, pelli e cuoio, costumi tradizionali, delle launeddas e dei prodotti tipici locali del fiore sardo DOP, dei dolci tipici e del pane fressa.

Balli e canti della tradizione ovoddese accompagneranno i visitatori durante la scoperta delle Cortes, a cura dei gruppi folk Oro’hole - Oleri - Coro Polifonico Zente Sarda - Tenores Chimbe Quintales.

L’amministrazione comunale ringrazia gli espositori, le associazioni e la popolazione per la loro preziosa collaborazione.

Comune di Ovodda - Associazione Turistica Pro-loco - e Centro Commerciale Naturale - C.P.A. (Caccia, Pesca e Ambiente).

Da visitare
Via Vittorio Emanuele - Punto informazioni Associazione turistica Proloco - Mostra dei Centenari e Mostra mercoledì delle Ceneri a cura dell’Associazione Turistica ProLoco di Ovodda.
Via Vittorio Emanuele - I foglietti della fortuna de sos minores de Orohole “A ^ie no arrisca, non pisca!” - a cura del Gruppo Folk Oroho’le.
Via Dettori - Antico Mulino - dimostrazione della Macinazione a cura dell’amministrazione comunale.
Via Mannu - Riproduzione del “Presepe in costume sardo” a cura di Mattu Annarella.
Via Taloro - Centro di Aggregazione sociale - “Sa o^tta de su Pane” giornata di sensibilizzazione al consumo del pan’è fressa - Dimostrazione di preparazione e cottura del pane nel forno a legna e degustazione a cura dell’Associazione Turistica Proloco e del comune.
Via Sassari - “Mostra di pittura Siti Archeologici del Territorio di Ovodda”.
Via Spanu - “Nussos e gustos de sa co^ina de mannai” e “Sos ammanios de su pane” a cura della Compagnia Teatrale Barberi e del’Associazione Turistica Pro-Loco di Ovodda.
Vie del paese - Mostra fotografica itinerante “Sas ^arenzias” a cura di Liborio Vacca e del Centro Commerciale Naturale.
Loc. Sa Terrarba di Toni Soru - Ricordi del passato.

Informazioni
Comune di Ovodda
via Sassari 4
tel. 0784 54023, fax. 0784 54475
info@comune.ovodda.nu.it
Associazione Turistica Pro-Loco Ovodda
via Sassari 1
cell. 338 2560851


DOVE MANGIARE E DORMIRE A OVODDA
Agriturismo Perughe di Soddu Gianni, Ex cinema Via Cagliari tel. 347 5240724 - cell. 340 2766795
Agriturismo Badu e H^onne di Alessandro Vacca Loc. Badu e H’onne tel. 0784 54103 - cell. 347 2543116 / 347 2545272
Pizzeria Da Solianu di Soru Stefano via Vittorio Emanuele, tel. 0784 54284 - cell. 347 5285286
B&B Sos Mazzones di Maccioni Antonio, via Olbia 20 cell. 349 7577843
B&B Sos Mazzones di Maccioni Giovanni, via Olbia 20 tel. 0784 54446 - cell. 349 7139964



* Se prenoti avvisa che arrivi dal Portale leviedellasardegna.eu


Particolare del costume di Ovodda, Cortes Apertas a Ovodda 8 9 10 Novembre 2013, Autunno in Barbagia a Ovodda Ungrones de bidda 2013
Lavorazione prodotti tipici di Ovodda, Cortes Apertas a Ovodda 8 9 10 Novembre 2013, Autunno in Barbagia a Ovodda Ungrones de bidda 2013
La vetrina delle Aziende Sarde

Home Page | Località Sarde | Piatti Tipici | Cultura Sarda | Territorio | Spazio Aziende | Musica Sarda | Mappa del sito


<© >Le Vie Della Sardegna | info@leviedellasardegna.eu

Torna ai contenuti | Torna al menu