Nel 1910, al culmine della notorietà, pubblicò a Roma una grande raccolta di versi, Canti barbaricini, che fu considerata il suo capolavoro. Continuò a scrivere con grande impegno, ma nel 1912 fu colpito da una nuova grave paralisi dalla quale non si ristabilì; passò gli ultimi anni della sua vita in solitudine e in silenzio. Muore a Nuoro nel 1914. Nel 1924 fu pubblicata postuma un’altra grande raccolta dei suoi versi, Canti del salto e della tanca; nello stesso anno, aperta la bara della figlioletta, furono recuperati e pubblicati i Canti della culla.
«Satta – ha scritto Paola Pittalis – esprime una nuova figura di poeta: di estrazione borghese, laureato. Inserito spesso dalla critica ufficiale in un regionalismo di maniera, negli ultimi anni è stato riportato a una cultura conflittuale di una terra di frontiera qual è la Sardegna tra Ottocento e Novecento. Satta non è, come voleva Petronio, un intellettuale ‘‘anacronistico’’ rispetto alla cultura italiana, volto al passato, uno dei tardi epigoni di Carducci: va ricondotto, seppure con qualche cautela, al Novecento. Anzitutto a D’Annunzio: in alcune sue liriche la Sardegna è simile ad un Abruzzo affatturato e decadente; infine a Pascoli, nei moduli narrativi e nei toni patetici. E` il socialismo di cuore più che di mente di cui parla Paolo Spriano per definire la discesa verso il popolo di alcuni intellettuali borghesi di fine Ottocento. Satta è stato popolare ed amato, fra i lettori sardi contemporanei, per il ribellismo anarchico, l’amore per l’uguaglianza e il progresso sociale». «Ai ‘‘sattiani’’ che lo ripeteranno – ha scritto Gabriella Contini – , lascia l’eredità di un repertorio di luoghi poetabili e di generi codificati: l’epopea storica carducciana, l’idillio rustico pascoliano e soprattutto un modello di canto facile, cioè abbondante, leggibile a senso unico e di immediato consumo, non toccato dal dubbio e dal travaglio tecnico, incapace di costituire interrogazione».
Nella bibliografia che segue sono citati molti componimenti poi confluiti nelle due raccolte maggiori, ma l’indicazione della sede in cui apparvero per la prima volta (in genere giornali, primo fra tutti l’amata ‘‘Nuova Sardegna’’) e la data offrono un’ulteriore indicazione sulla ‘‘carriera’’ poetica di Satta:
Amicis defunctis, ‘‘Vita Sarda’’, I, 17, 1891; Heu, miserande!, ‘‘Nella terra dei nuraghes’’, I, 1892; La notte di San Silvestro, ‘‘Sardegna letteraria’’, I, 1, 1892; Nuoro, in Guida della Sardegna (a cura di Costa Esperson), 1893; Versi ribelli, 1893; In Quaresima, ‘‘L’Isola’’, II, 1894; Intervista coi banditi Derosas, Delogu e Angius (con Gastone Chiesi), 1894; Notte di Natale, ‘‘L’Isola’’, 1894; Cucine economiche, 1895; Discorso in difesa dell’Universita` di Sassari, ‘‘La Nuova Sardegna’’, 1895; Per il centenario dell’ingresso di G.M. Angioy. La poesia della rivoluzione angioina, ‘‘La Nuova Sardegna’’, 1896; Primo Maggio. Ode a G.M. Angioy, 1896; L’Agnella. Erinni, ‘‘La piccola rivista’’, 1, 1898; Post nubila, ‘‘Il dovere’’, 1898; Duplice canzonetta d’un piccolo sì, ma monarchico ragazzetto sardo, ‘‘La Nuova Sardegna’’, 1899; Aristeo, ‘‘La piccola rivista’’, II, 2-3, 1900; Il cane, ‘‘La Nuova Sardegna’’, 1901; Saluto ai goliardi di Sardegna, ‘‘La Nuova Sardegna’’, 1901; Il canto della bonta`, ‘‘La Nuova Sardegna’’, 1902; I grassatori, ‘‘La Sardegna letteraria’’, I, 5, 1902; I derelitti, ‘‘La Sardegna letteraria’’, I, 17, 1902; Paesaggio di Barbagia, ‘‘Barbagia’’, 1902; ...E poi che tra le mistiche..., ‘‘Il Burchiello’’, 11, 1904; Sardinia mater, ‘‘La Nuova Sardegna’’, 1904; I tre Re, ‘‘La Nuova Sardegna’’, 1905; Il discorso per il centenario di Garibaldi, ‘‘La Nuova Sardegna’’, 1907 [pronunciato a Caprera]; La madre dell’ucciso, ‘‘La Nuova Sardegna’’, 1907; Il discorso di Tissi, ‘‘La via’’, 1908; Alle madri di Barbagia, ‘‘Il Burchiello’’, 1908; Canto dell’ombra, ‘‘Il Burchiello’’, 1908; Ode al Gennargentu [e altre poesie], ‘‘Nuova Antologia’’,XLIV, 896, 1909; Le prefiche, ‘‘La Nuova Sardegna’’, 1909; Ninna Nanna di Vindice, 1909; Canti Barbaricini, 1910; Epitalamio barbaricino. Nozze Ganga-Garganico, 1910; Murrazzanu.
Ortobene. Stella, ‘‘La Tribuna’’, 1910; Ai rapsodi sardi, frammento, ‘‘Il Logudoro’’, I, 2, 1911; Muttos [e altre poesie], ‘‘Nuova Antologia’’,XLVI, 943, 1911; L’automobile passa, ‘‘La Nuova Sardegna’’, 1911; Cani da battaglia, ‘‘La Nuova Sardegna’’, 1911; Il presente, ‘‘La Nuova Sardegna’’, 1913; La madre di Orgosolo, ‘‘Il Giornale d’Italia’’, 1913; Muttos di Capodanno, ‘‘Il Giornale d’Italia’’, 1914; L’aquilastro, ‘‘Sardegna!’’ I, 1, 1914; Estate, ‘‘Il Giornale d’Italia’’, 1915; Barbadoro [e altre poesie], ‘‘Il Nuraghe’’, II, 22, 1921; Banditi sardi: Zulianu, ‘‘La Nuova Sardegna’’, 1924; Calendimaggio, ‘‘L’Isola’’, 1924; Caserma. Notte in caserma, ‘‘Il Nuraghe’’, II, 23, 1924; Muttos d’amore, ‘‘L’Isola’’, 1924.
Testi tratti da
LA GRANDE ENCICLOPEDIA DELLA SARDEGNA