Sulcis-Iglesiente Le Vie del Gusto
"Con la sua millenaria geologia, il Sulcis conserva una ricchezza del sottosuolo che ne fatto per secoli l’area mineraria più importante del Mediterraneo. Terra di uomini adusi al duro lavoro e di donne dai grandi occhi scuri, custodisce nella cucina i sapori semplici e forti di un territorio aspro ma generoso. Insieme alla tradizione marinara di Carloforte e a vini che stanno mietendo successi in tutto il mondo."
Sulcis e Iglesiente
NEL CUORE PIÙ ANTICO DELL’ISOLA
"Cuscus e focaccia genovese si accompagnano alle prelibatezze
del tonno e della cucina montana: tutte le specialità di una gastronomia
poliedrica, profumata dalla fragranza del mirto"
DI PIERLUIGI SERRA
Una terra di contrasti forti e di emozioni intense, di profumi e di silenzi, di colori vividi e di tramonti tenui: il Sulcis-Iglesiente, l’area geologica più antica di tutta la Sardegna, conserva ancora quel fascino millenario di un territorio inconsueto, tanto da renderlo accattivante e ruvido allo stesso tempo. Una terra di popoli diversi, terra di isole nell’isola e di storie differenti, come quella delle genti liguri di Carloforte, approdate in questo lembo di Mediterraneo nel Settecento, o come i più antichi fenici che sbarcarono a Sant’Antioco, fondando la cittadina di Sulci. Questa terra ha i profumi del vento, di quel forte maestrale che piega gli alberi e li modella insieme con la natura circostante, portando con sé quasi il ricordo delle essenze di mirto, mischiate al persistente sapore di mare. In questa terra dai sapori antichi le diverse genti arrivate per mare o dalle pianure hanno lasciato segni fortissimi delle proprie tradizioni, della stessa cultura enogastronomica che nel territorio è vasta e molteplice. Qui le parole hanno il ricordo dei luoghi di provenienza, dal ligure al dialetto di quella cittadina del nuorese, Desulo, che ha trapiantato in questa terra più di seimila abitanti. Si spazia dai sapori del cuscus tabarchino, il cosiddetto cashcà, e della focaccia genovese, alle prelibatezze di una cucina tipicamente montana, fatta di poche e sapienti pietanze condite con le erbe aromatiche che la natura mette ancora abbondantemente a disposizione. Il mare e la montagna: è questo forse lo spirito più “intimo” della cucina e della cultura enologica del Sulcis e dell’Iglesiente, dove gli abbinamenti di cibi di terra e di cibi di mare trovano la loro massima espressione. Spingersi verso quel lembo estremo di Sardegna che è l’isola di San Pietro è come compiere un viaggio a ritroso nel tempo. Lasciata Sant’Antioco ed il porto di Calasetta, che dista un’ora dal capoluogo Cagliari, si raggiunge il porticciolo di Carloforte. Ad accogliere il viaggiatore è la sequenza di palazzi del Settecento e dell’Ottocento, un filare di colori e di stili sui quali campeggia la statua di Carlo Emanuele III detto “il Forte”. L’architettura, soprattutto per i caratteristici balconi in ferro battuto, è lo scenario cromatico delle due passeggiate sul lungomare dei Battellieri e su quello intitolato a Cavour. L’isola, tra le alte falesie di Capo Sandalo, è rinomata per le grandi tonnare tornate agli antichi fasti. Da aprile a giugno il canale antistante le Tacche Bianche e Punta delle Oche vede il transito dell’apprezzatissimo tonno rosso, le cui carni costituiscono la base per i più prelibati piatti della cucina tabarchina. Qui il tonno è sinonimo di vita, di cultura e di tradizioni, proprio quelle riproposte all’interno di “Girotonno”, manifestazione che ha lo scopo di unire gli appassionati enogastronomi e gli esperti di golosità del Mediterraneo. Uno spettacolo antico quello della mattanza, che si consuma secondo usanze antiche, nel rito della circolarità della vita e della morte. Inebriati dall’aroma di vitigni antichi e del profumo del Remungiau, un vitigno di corpo, ottimo connubio per accompagnare crostacei e pesce, si ripercorre sul battello il viaggio a ritroso verso Sant’Antioco, l’isola-penisola, collegata alla terraferma da uno stretto lembo di terra lungo tre chilometri. Qui si stabilirono nell’VIII secolo a.C. i viaggiatori fenici, quei popoli di mare che fecero da apripista nei secoli successivi ai romani e poi ai piemontesi. Di questi antichi passaggi rimane una traccia importante nella coltivazione di quel vitigno Carignano, apprezzato rosso che viene amabilmente riproposto dalle Cantine del Sardus Pater di Sant’Antioco. Affine per cultura e tradizione gastronomica, la penisola offre spunti e curiosità lungo i dodici mesi dell’anno. Dall’architettura di Calasetta, la seconda cittadina di quest’isola, emergono richiami baroccopiemontesi e arabeggianti, gli stessi che ritroviamo sulla tavola. Dominano ancora il tonno ed i suoi derivati, così come l’aragosta e il pesce freschissimo. Merita una sosta la degustazione delle celebri focacce, retaggio dell’arte marinara del conservare il cibo per le traversate. Lo scenario che accompagna il viaggiatore lungo la costa orientale tra Portoscuso a Buggerru, fino alla punta di Capo Pecora e alle altissime dune di Piscinas, sulla Costa Verde, è impareggiabile. La strada costiera è una specie di quinta teatrale sulla quale si affaccia un mare da vivere nell’intensità di un’immersione guidata. Lo scoglio del Pan di Zucchero ha i toni intensi del blu, sui quali si riflette l’immagine dei numerosi gabbiani e degli uccelli marini che nidificano sulla roccia.