Antonio Gramsci

Antonio Gramsci nasce ad Ales (Ca) il 22 gennaio 1891. Dopo la licenza elementare (1902) e studi privati a Ghilarza, nel 1905 si iscrive al liceo ginnasio di Santulussurgiu. Conseguita la licenza ginnasiale si trasferisce (1908) a Cagliari presso il fratello Gennaro, segretario della locale sezione socialista, per frequentare il liceo Dettori. Risalgono a questi anni il suo impegno per l'affermazione della libertà di pensiero e la partecipazione alle discussioni culturali e politiche. Terminati gli studi liceali nel 1911, grazie a una borsa di studio si iscrive alla Facoltà di lettere e filosofia dell'Università di Torino. Dal 1915, già collaboratore del "Grido del popolo", entra nella redazione torinese de "l'Avanti", organo del Partito socialista italiano, richiamando l'attenzione generale per lo spessore culturale dei suoi interventi. Nel 1919, insieme a Angelo Tasca, Umberto Terracini e Palmiro Togliatti, fonda il settimanale "L'ordine nuovo", attraverso le cui pagine sostiene l'importanza dei consigli di fabbrica orientando così la sua ideologia in una prospettiva rivoluzionaria, a sinistra del movimento socialista. Convinto di queste idee, insieme alla minoranza comunista del Psi, dà vita, il 21 gennaio 1921, al Partito comunista italiano (Pcd'I). Come membro del comitato centrale del partito si reca nel 1922 a Mosca per partecipare all'Internazionale comunista; la diretta conoscenza del leninismo e degli sviluppi della dittatura del proletariato, gli consente di misurare diversamente i problemi del comunismo italiano.
Eletto segretario generale nel 1924, in seguito allo scioglimento dei partiti di opposizione nel 1926, viene arrestato e due anni dopo condannato a vent'anni di reclusione. Nel 1929, ottenuto il permesso di scrivere in cella, inizia la stesura dei "Quaderni dal carcere". Colpito nel 1931 da una grave malattia, le sue condizioni di salute peggiorano costantemente nonostante l’ottenimento, nel 1934, della libertà condizionale. Riacquisita la libertà agli inizi del 1937, muore il 27 aprile. Nel suo pensiero, volto alla comprensione della situazione italiana dell'epoca e alla certezza della possibilità di trasformarla in senso socialista, l'ideologia, la filosofia e la prassi politica trovano una profonda unità. Il valore assegnato al concetto di cultura, vista non più come fatto aristocratico ma come mezzo per acquistare consapevolezza della realtà, lo porta a elaborare la nozione di "organizzazione della cultura" che esprime la necessità di indagare i rapporti profondi fra organizzazione economico-sociale e visione del mondo, fra lotta di classe e scoperta scientifica e artistica.
L'impegno politico
Le circostanze legate al conflitto del 1915-18, e al tumultuoso dopoguerra, ebbero una notevole ricaduta in Sardegna. Grazie al reclutamento su base territoriale, un centinaio di migliaia di richiamati isolani ebbero la possibilità di sperimentare comunitariamente una vicenda atroce, straniante, ma formativa. Al ritorno, proprio gli ex combattenti si organizzarono prima in movimento, e poi in formazione politica, dando origine al Partito Sardo d'Azione. L'intervento del fascismo (che nasceva anche esso dall'attivismo degli ex combattenti) bloccò sul nascere questa interessante esperienza di regionalismo autonomista. Alcuni furono costretti al silenzio come Cammillo Bellieni, altri inglobati nel cosiddetto sardo-fascismo come Paolo Pili, altri ancora, come Lussu, sottoposti al confino, preferirono fuggire all'estero. In questo clima, si consuma il dramma personale dell'"emigrato" Antonio Gramsci (da giovane anche lui sardista) che viene imprigionato e lasciato quasi morire in carcere. Il regime tiene l'isola in pugno. Quando, verso la metà degli anni trenta, Lussu da Parigi chiamerà a raccolta i sardi per combattere in Spagna, solo Dino Giacobbe e pochissimi altri rispondono. La cultura rallenta, ma non si arrende. C'è un rinnovato interesse per la storia con Raimondo Carta Raspi e lo stesso teorico sardista Bellieni. Di letteratura in chiave storica si occupa Egidio Pilia, mentre intorno alla rivista "Il Nuraghe" si mettono in evidenza gli scrittori Pietro Casu, Giovanni Antonio Mura, Lino Masala Lobina, Filiberto Farci, Filippo Addis.
Filosofo
Tra i maggiori filosofi del Novecento e dirigente del Partito Comunista Italiano, nasce ad Ales nel 1891. Dopo l'istruzione primaria a Ghilarza e il ginnasio a Santulussurgiu, frequenta il liceo a Cagliari. Si trasferisce a Torino iscrivendosi nel 1911 alla facoltà di Lettere. Nel 1917 dà vita, con Angelo Tasca, Umberto Terracini e Palmiro Togliatti, al settimanale "L'Ordine nuovo". Nel 1921 entra nel comitato centrale del Partito Comunista d'Italia e nel 1922 viene delegato a Mosca nell'esecutivo dell'Internazionale. Nel 1924 diviene segretario generale del partito. Nel 1925 è ancora a Mosca per i lavori dell'Internazionale. Nel 1926 viene arrestato e condotto prima ad Ustica, e poi al San Vittore di Milano. È processato dal tribunale speciale e condannato a vent'anni di carcere. Nel 1931 si ammala gravemente. Nel 1937, ormai morente, riacquista la libertà. Si spegne il 27 aprile. Carlo Rosselli, esule a Parigi, gli dedica l'intera prima pagina di "Giustizia e Libertà", affermando che la sua morte costituiva "il più grave delitto del fascismo" dopo l'assassinio di Matteotti. Le sue ceneri furono sepolte a Roma.
Le "Lettere" che Gramsci scrisse dal carcere ai familiari sono considerate uno dei migliori epistolari della letteratura italiana. Le sue annotazioni critiche e storiografiche, raccolte nei "Quaderni dal carcere", eserciteranno una grande influenza sulla cultura e sulla letteratura sarda e italiana, e verranno peraltro utilizzate, da un fronte e dall'altro, nelle accese discussioni sulla lingua sarda.