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Bonnanaro
sorge nella vallata tra il monte Pelao ed il monte Arana. Il paese ha un'economia prevalentemente agricola e deve la sua fama alla coltivazione della vite e delle ciliege. Il centro storico conserva intatte alcune abitazioni padronali del XVIII e XIX secolo, le chiese di Santa Maria, Santa Barbara, Santa Croce e la chiesa neoclassica di San Giorgio.
Abitanti: 1.110
Superficie: kmq 21,84
Municipio: via Garibaldi, 6 - tel. 079 845008
Cap: 07043
Guardia Medica: viale Seunis, 1 Thiesi - tel. 079 889177
Polizia Municipale: via Garibaldi, 6 - tel. 079 845008
Biblioteca: via Vittorio Emanuele
Ufficio postale: via della Regione, 5 - tel. 079 845038
Storia e Dintorni di Bonnanaro
Il territorio è ricco di testimonianze archeologiche che vanno dalle necropoli neo-eneolitiche di Korona moltana, di Pertusos e di Sas turres, ai nuraghi Malis, Nieddu, Maria de riu e Toncanis. Presenti sul territorio anche le domus de janas, case delle fate secondo la tradizione e, invece, secondo i più accreditati archeologi, suggestivi edifici tombali scavati nella roccia. I reperti rinvenuti nel territorio risalgono ad un'epoca anteriore al periodo nuragico, denominata "cultura di Bonnanaro" e sviluppatasi in Sardegna nel II millennio a.C. Inoltre, la "cultura del vaso campaniforme", espressione delle genti che abitarono il territorio fra il neolitico e l'età del bronzo, è provata dal ritrovamento di interessanti reperti dalla caratteristica forma di campana rovesciata. In località Korona Moltana, il territorio presenta un importante sito ricco di catacombe la cui scoperta, avvenuta nel 1889, ha riportato alla luce alcuni sotterranei, formati da sei celle e scavati nella roccia calcarea. Gli scavi archeologici hanno permesso di rinvenire anche scheletri umani, sepolti con preziosi corredi funerari costituiti da suppellettili di ceramica, ora custoditi presso il museo Sanna di Sassari. La frequentazione del territorio in epoca romana è testimoniata da alcuni reperti ceramici rinvenuti in diverse località del territorio tra cui monte Arana, Bonossa e Sas turres, quest'ultima nota per i resti di una una "mansio", una stazione di posta romana, antico crocevia per Olbia e Porto Torres.
Il villaggio di Bonnanaro nasce indicativamente intorno all'anno 1000 d.C., anticamente si chiamava "Gunar", poi trasformato in "Gunnanor", e faceva sicuramente parte della diocesi di Sorres. Fra i motivi che spinsero gli antichi frequentatori del territorio a stanziarsi nella zona vi furono la presenza dell'antico monastero di San Pietro di Sorres e un suolo ricco di acqua che offriva ai suoi abitanti anche la protezione dei monti circostanti. Dopo il crollo del giudicato del Logudoro, Bonnanaro appartenne ai Doria che la controllarono per quasi un secolo. Nel 1420 la Villa passò sotto i catalano-aragonesi e venne assegnata come contrada al feudo del Meilogu. Il feudo sopravisse per quasi quattro secoli, divenendo baronia in età spagnola e contea nel 1631. Il passaggio alla dignità di marchesato del 1635 sancì anche il momento più alto del suo sviluppo finchè, un secolo più tardi, nel 1796, guidato da Giovanni Maria Angioy, il paese aderì alla rivolta ed arrivò a distruggere il palazzo feudale costruito dai Carrillo nel 1500.
La fine del feudo è datata 1840, quando, grazie alla carta reale di Carlo Alberto del 1838, fu definitivamente riscattato ed il paese iniziò a godere di una maggiore autonomia all'interno della provincia di Alghero e poi di Sassari. Il centro storico, dall'elaborato impianto urbanistico, conserva alcune abitazioni padronali del XVIII e XIX secolo piuttosto interessanti dal punto di vista architettonico. Inoltre sono presenti importanti luoghi di culto come la chiesa parrocchiale di San Giorgio, le chiese di Santa Barbara e di Santa Croce, edificata nel 1624, antico oratorio dell'omonima confraternita. A brevissima distanza dal centro abitato, ai piedi del monte Pélao, si trovano le chiese di Santa Maria e San Basilio, edificata nella prima metà del XVIII secolo. La chiesa di Nostra Signora di monte Arana sorge in cima al monte omonino, a 5 km dal paese, ed è intitolata alla "Madonna delle Grazie"
Uomini Illustri
Fra gli uomini illustri di Bonnanaro ricordiamo Francesco Carboni (1746 – 1817), insigne letterato e autore del famoso poema "De coralliis", dedicato alla pesca del corallo ad Alghero, Giuseppe Raga (1873-1957), sublime poeta al quale è dedicato un concorso di poesia logudorese, Salvatore Budroni, scomparso a Ploaghe nel 2004, valente poeta e improvvisatore in limba e Pasqualino Budroni Sanna (1922- 1998), pittore e disegnatore di fama nazionale che ha ispirato la sua arte pacifista e laica all'esperienza vissuta in un campo di concentramento.
Tradizioni
Le tradizioni e i saperi di Bonnanaro sono antichi e legati alle epoche storiche che hanno lasciato il segno nella vita civile e religiosa del paese. Specialmente la dominazione spagnola ha lasciato evidenti tracce nei costumi tradizionali del paese che risaltano, durante le sagre e le feste, per i ricami minuziosi, i colori vivaci e per i gioielli in corallo e filigrana su di essi indossati. Il vestito tradizionale femminile, composto da una lunga e ampia gonna, detta "munnedda", da una camicia, un bustino e da grembiule e fazzoletto, chiamato "muncarolu", aveva il suo elemento più prezioso nel corsetto, detto "corìttu", generalmente in prezioso velluto di colore rosso granato. I vestiti erano, inoltre, importanti strumenti sociali per esprimere differenza di ceto. Pertanto, il viola veniva indossato dalle nubili, mentre il giallo, detto "tuniga groga", individuava le mogli dei signori benestanti, spesso proprietari terrieri, e il nero era colore di vedovanza per eccellenza.
Storie e leggende di Bonnanaro
Le antiche storie e leggende di Bonnanaro sono frequentemente legate alla statua della Beata Vergine delle Grazie che, si narra, venne spogliata di tutti i suoi tesori da un bandito che, in seguito a una malattia, fu indotto alla conversione e alla restituzione del bottino. Una delle storie più suggestive è, invece, legata all'anima inquieta dell'antico proprietario della Cappellania del monte Arana, ora oasi di protezione faunistica e regno delle pernici e del cinghiale. Durante la notte, sarebbe stato seppellito dalla moglie sotto l'altare della chiesa di Nostra Signora di monte Arana e, proprio per questo, si mostrerebbe qualche volta seduto sul suo banco nella medesima chiesa.
Molto radicata è la tradizione musicale legata ai cori e alla variante linguistica del territorio. Si hanno tracce degli antichi cantori di Bonnanaro già in un testamento del 1600, custodito nell'Archivio Diocesano della Curia di Sassari, che, fra le volontà del defunto, cita anche quella di una messa funebre cantata nella maniera tradizionale sarda.
Feste, Sagre ed Eventi
Settimana Santa
I riti si svolgono tra il mese di Marzo e quello di Aprile.
Fiera delle ciliegie
Alla fine Maggio - inizi di Giugno si svolge la fiera dedicata al prelibato frutto che viene esposto negli stands sia per la degustazione che per la vendita. Collateralmente vengono allestite mostre-mercato con degustazioni, spettacoli musicali, folcloristici e sportivi.
San Giorgio
Il culto di San Giorgio viene praticato in diversi paesi della Sardegna, come testimoniano le chiese a lui dedicate a Suelli, Anela, Bitti, Lotzorai, Perfugas, Ruinas, Ossi, Urzulei, le cappelle di Girasole e Tortolì e le feste in suo onore che hanno luogo a Bosa, Baressa, Bonnannaro, Perfugas, Pozzomaggiore ecc.
Nella maggior parte dei centri, la festività ricorre il 23 aprile, data in cui, secondo la tradizione, il santo sarebbe morto. La festa prevede, oltre alla processione religiosa, diverse manifestazioni di carattere folkloristico. La tradizione fissa la data di nascita di Giorgio nell'XI secolo (forse nel 1050) a Cagliari, in cui il futuro santo sarebbe nato da una famiglia di servi della gleba, ferventi cristiani. La morigeratezza di vita lo condusse alla nomina di vescovo di Suelli a 22 anni. Fu sempre attento alle esigenze dei più poveri e gli venne attribuito anche il compimento di diversi miracoli. Come data della sua morte si tramanda il 23 aprile del 1117. Nel 1601 il vescovo Lasso Sedeno di Cagliari trasforma la casa di Stampace ritenuta l'abitazione in cui Giorgio sarebbe nato in chiesa, e fissa definitivamente la data della festività a lui dedicata al 23 aprile. La coincidenza della data di morte, unita all'omonimia, hanno ingenerato una certa confusione tra le figure di San Giorgio vescovo e del più noto San Giorgio di Palestina. Sembra comunque indubbia la storicità del vescovo.
Santa Barbara
Il culto per Santa Barbara in Sardegna è antichissimo e risulta diffuso in tutta l'isola con numerose parrocchie, chiese e cappelle a Lei dedicate.
La devozione verso la Santa fu assai diffuso sin dall'antichità tanto in Oriente quanto in Occidente. Nata a Nicomedia nel 273, si trasferì intorno al 286 presso la villa rustica di Scandriglia, oggi in provincia di Rieti, al seguito del padre Dioscoro. La conversione di Barbara alla fede cristiana provocò l'ira del genitore, che la rinchiuse dentro una torre. Fuggita miracolosamente dalla prigione, fu catturata e sottoposta a crudeli torture, sinché il prefetto la condannò alla decapitazione. Fu il genitore stesso ad eseguire la sentenza. Subito dopo un fulmine colpì il padre, di cui non rimasero nemmeno le ceneri. Il culto della martire si diffuse in Italia nel VI secolo.
Madonna degli Angeli
Solenne celebrazione del 2 Agosto si svolge con una processione organizzata dai muratori, che si conclude con l'immancabile rinfresco.
Madonna di Monte Arana
Data evento: dal 7 settembre al 8 settembre.
Per maggiori informazioni visita il sito del Comune.
Territorio
Il paese si estende nella vallata fra monte Arana e monte Pélao. Il territorio, che ha assunto rilievo in campo scientifico grazie alla presenza di numerose emergenze archeologiche legate alla prenuragica "cultura di Bonnanaro", è caratterizzato da un andamento collinare ricco di falde acquifere e corsi d'acqua che hanno incentivato la coltivazione del ciliegio e della vite.
Economia
Il centro, di tradizione prevalentemente agricola, deve la sua fama alla coltivazione della vite e soprattutto delle ciliegie. La varietà di ciliegie di Bonnanaro è conosciuta in tutta l'Isola e mantiene inalterate le sue modalità di raccolta manuale coinvolgendo numerosa forza lavoro fra la metà di maggio e la metà di giugno. La coltura del ciliegio e la relativa raccolta dei suoi frutti, fra i più buoni del territorio italiano, ha indotto l'Amministrazione comunale e la Pro loco a promuovere la "Fiera delle ciliegie" che prevede anche la promozione e vendita dei numerosi prodotti enogastronomici del territorio, veri e propri strumenti di rilancio per l'economia locale.
Bonnanaro, Necropoli di Corona Moltana
Bonnanaro, domus de janas di Corona Moltana.
Come arrivare
Dall'abitato di Bonnanaro si prende la strada asfaltata che passa sulla SS 131. Attraversato un ponte, si svolta a destra in una strada sterrata; la si percorre per 2 km sino a raggiungere le domus de janas scavate, a destra della strada, sulle pareti rocciose all'interno di un terreno privato.
La necropoli è situata nell'affioramento roccioso di Corona Moltana, al margine di un altopiano, nel Logudoro, regione della Sardegna nord-occidentale.
La Necropoli
Il sito è noto in modo particolare per aver dato il nome alla "cultura di Bonnanaro", largamente diffusa in Sardegna e risalente al Bronzo antico (1800-1600 a.C.). Comprende cinque ipogei a sviluppo planimetrico bicellulare e poco articolato.
La tomba I – la più conosciuta e la prima ad essere individuata – presenta un breve corridoio con padiglione trapezoidale che immette - attraverso un portello rialzato che mostra una risega per la lastra di chiusura – in un'anticella rettangolare (largh. m 3,90; lungh. m 2,70; alt. m 1,50) con tetto spiovente; al di sopra del portello si nota un probabile motivo corniforme di stile rettilineo in rilievo. Sulla parete di fondo dell'anticella si apre l'ingresso alla cella principale: il portello, rettangolare, è sormontato da un motivo corniforme curvilineo con quattro incavi semicircolari nella parte superiore.
La cella, coassiale e di minori dimensioni (largh. m 3,10; lungh. m 1,80; alt. m 0,50), presenta una pianta irregolare; alla base delle pareti sono scavate otto coppelle emisferiche. Nella cella erano deposti due individui con un corredo di 18 vasi e un anellino di bronzo; fu, appunto, questo, il primo contesto organico del Bronzo antico rinvenuto nell'isola.
Della tomba II, notevolmente deteriorata, rimane una cella a pianta trapezoidale ampliata sulla parete di fondo da un piccolo vano a forno. Non rimane traccia della parete frontale, né degli altri ambienti che dovevano costituire l'ipogeo.
Alla tomba III si accede attraverso un portello – con risega per la lastra di chiusura e rialzato sul piano di calpestio – che immette in un'anticella ellissoidale. Il portello è sormontato da un duplice motivo corniforme rettilineo. L'anticella, a soffitto piano, presenta due ingressi che immettono nella cella successiva a pianta irregolare e con soffitto spiovente.
La tomba IV, anch'essa gravemente danneggiata, presenta una cella a pianta rettangolare, mancante della parete frontale. Nella parete di fondo si apre l'accesso ad un piccolo vano ellissoidale. Varie coppelle emisferiche sono scavate sul pavimento e sulle pareti. La tomba V presenta un ingresso a pozzetto che immette in una cella di forma irregolare, con due nicchie sulle pareti laterali; il soffitto è a volta e le pareti sono concave, mentre sul pavimento si notano coppelle emisferiche di varie dimensioni. Sulla parete d'ingresso, sotto il portello di accesso, si apre una piccola nicchia.
La necropoli fu in uso dal Neolitico finale al Bronzo antico (3200-1600 a.C.).
Storia degli scavi
La necropoli fu scavata nel 1889; altre indagini sono state condotte nel 2000 da Giovanna Maria Meloni.