Indirizzo: corso Vittorio Emanuele 74, 08013 Bosa; telefono: +39 0785 377043
Ente titolare: Comune di Bosa
Gestione: Società La città del sole. Servizi per il turismo culturale, di Crisponi Stefania & C. snc,
via Gramsci, sn Bosa
Orari: 10.00-13.00 e 16.00-18.00 (inverno, altri orari solo su prenotazione); chiuso il lunedì (aperto solo su prenotazione)
Biglietto: € 4,50 (intero), € 3,00 (ridotto), € 2,00 (gruppi), € 1,50 (scolaresche); comprende la visita alla Casa Deriu
Esenzione biglietto:
Sito internet: www.bosaonline.it
e-mail: info@bosaonline.com
Il museo La Pinacoteca Atza è situata nel corso Vittorio Emanuele, di fronte alla Casa Deriu, e occupa i locali della ex Biblioteca comunale. Al suo interno si trova una ricca esposizione permanente che permette di conoscere le tele del pittore Antonio Atza, bosano d'adozione, e scoprire le varie fasi del suo percorso artistico. L'esposizione, suddivisa in varie sale, è composta da opere donate dallo stesso autore al Comune di Bosa e comprende sia alcune delle primissime esecuzioni realistiche, sia alcuni di quei dipinti "surrealisti", che lo inseriscono fra i protagonisti dell'arte sarda del dopoguerra. Pezzi importanti del suo percorso pittorico sono le famose "Sabbie", dipinte alla fine degli anni cinquanta, i "Blues" dei primi anni sessanta e le opere di chiara ispirazione futurista, come l'"Autoritratto" e i "Venditori di brocche". Uno spazio è dedicato alle opere dei vari artisti con i quali Antonio Atza aveva stretto rapporti di amicizia: Stanis Dessy, Giovanni Thermes e Giovanni Pisano. Il museo permette la conoscenza di un artista annoverato tra i maestri dell'arte sarda del secondo Novecento. I suoi quadri sono, a tutt'oggi, ricercati e ambiti dai collezionisti e dipinti di Antonio Atza sono presenti nei principali musei dell'isola.
Servizi Esiste un servizio di visita guidata compreso nel prezzo del biglietto. È aperto il bookshop. Esistono barriere architettoniche. Con lo stesso biglietto è possibile la visita guidata alla Casa Deriu. Il Museo organizza visite guidate alla Torre spagnola nel periodo primavera-estate.
Collezione etnografica StaraInformazioni
Indirizzo: via della Repubblica 10, Bosa
Telefono: 0785 373459
Ente titolare: Luigi Cristoforo Stara
Il museo È articolato in una serie di pannelli, vetrine e bacheche distribuiti per categorie. La collezione, esposta in un unico ambiente di 300 mq, è suddivisa in 26 sezioni e costituita da una grande quantità e varietà di utensili d'uso domestico e di strumenti da lavoro della civiltà contadina, pastorale, marinara ed artigianale di Bosa e della Planaria nell'Ottocento e nel primo Novecento. Sezione del contadino. Arnesi per la lavorazione della terra, sarchiatura, pulitura e semina (aratri, zappe, picconi, vanghe), fienagione, mietitura (furlane, falci, falcetti), raccolta e conservazione dei cereali e dei legumi (pale, tridenti, stacci), potatura degli olivi e delle viti (seghetti, roncole e loro supporti, scuri, coltelli); finimenti per cavalcature (selle); recipienti per vino e olio; torchio per uva della fine dell'Ottocento; macine per uva e mole per il grano. Armeria. Armi e accessori utilizzati nei passati conflitti. Sezione del falegname. Banco da lavoro, asce, cardini, cerniere, ganci, paletti, serrature per porte, martelli, pialle, seghe, succhielli, tenaglie. Sezione del maniscalco-stagnaio-meccanico. Arnesi per la ferratura del bestiame, saldatori, ingrassatori, tenaglie, chiavi. Sezione del pescatore. Aghi per riparare le reti, lenze, ancore, ancorotti, arpioni, ami, carrucole, nasse, bruciatori, coltelli, rezzaglio, tenaglie per catturare le anguille. Sezione dell'elettricista. Isolatori, campanelli elettrici, cinture e staffe per pali. Sezione del calzolaio e del conciatore. Banco da lavoro del calzolaio, cucitrice, forme, martelli, palanchini, pinze, trincetti, grembiule in pelle, marchio per la pelle, raschino, scarpe di legno e zoccoli. Sezione dei casalinghi. Stoviglie da cucina e da tavola, fornelli; strumenti per la panificazione ("corbule", canestri, setacci, sassole), riscaldamento degli ambienti, lavanderia, stireria, illuminazione (lampade, lucerne), filatura, tessitura; camere da letto. Sezione degli arredi sacri. Acquasantiere, inginocchiatoi, stendardi, statue, santini. Sezione del muratore. Carrucole, martelli, mazzette, frattone, pennelli. Sezione del pastore. Forme per la confezione del formaggio e della ricotta, campanelle per gli animali, recipienti per il trasporto del latte, forbici per tosare, marchi per il bestiame. Sezione del sarto. Ferri da stiro, forbici, macchine da cucire, mezzelune. Sezione del medico. Utensili da infermeria, siringhe, vasi per medicinali. Sezione del barbiere. Macchinette da barba, pennelli, rasoi, seggiolino per salone. Non sono presenti barriere architettoniche. È importante per la sua varietà e completezza utile per far conoscere la cultura, gli usi e costumi del tempo passato.
Servizi Collaborazioni con la dirigenza delle scuole medie inferiori e superiori locali per incontri di approfondimento a tema. Visite guidate su appuntamento per gruppi formati da più di 10 persone.
Casa Deriu
Come arrivare Bosa si raggiunge da Macomer lungo la SS 129 bis, da Alghero lungo la SP 49 o da Oristano lungo la SS 292. Alla casa Deriu si accede dal corso Vittorio Emanuele II, che percorre il centro urbano arginando l'intrico viario di "cortes" e "cascios" dell'abitato medievale, sulla direttrice parallela al fiume Temo. Il corso è uno dei pochi risultati del "Piano d'ornato" voluto dall'amministrazione cittadina e progettato fra il 1864 e il 1867 dall'ing. Pietro Cadolini. L'intervento di allineamento dei fronti degli edifici e di regolarizzazione della strada ebbe un momento particolarmente importante nella demolizione della chiesa della Maddalena (1870) e nella contestuale apertura della piazza Costituzione, ornata qualche anno dopo (1881-82) con il fontanone di vulcanite e marmo, punto d'arrivo dell'acquedotto ottocentesco.Descrizione Casa Deriu, uno degli edifici più belli del lato d. del corso, è precedente al progetto urbanistico di Pietro Cadolini, poiché vi è scolpita la data 1838 (che peraltro potrebbe riferirsi alla ristrutturazione di un edificio preesistente) al lato di una delle mostre dei due portoni di facciata, arricchiti da trabeazione aggettante e colonne scolpite nella locale trachite rossa. L'androne d'ingresso è caratterizzato - secondo una tipologia diffusa nelle antiche abitazioni bosane - dalla presenza di tre archi. Uno dà accesso ai magazzini, l'altro al vano scala il centrale, mentre il terzo ha funzione ornamentale. La pianta dei tre livelli è la stessa: due stanze di maggiori dimensioni con affaccio sul corso, due minori prospicienti la piazza Modoleddu a N e due piccoli ambienti interni senza prese di luce. Il primo piano è riservato alle mostre temporanee, compresa una saletta destinata all'esposizione dell'artigianato locale. Il terzo piano ospita la pinacoteca civica permanente "Raccolta Melkiorre Melis", legata dagli eredi Melis al Comune di Bosa nel 1989. Il piano nobile, che era riservato ad abitazione padronale, è un esempio intatto di abitazione ottocentesca per famiglie di censo elevato, in uso fino a un passato recente con arredi in gran parte originali. L'attuale sistemazione dell'appartamento propone un percorso circolare, a partire dall'ingresso a sinistra del pianerottolo, che consente l'accesso al salotto, comunicante con la camera da letto (con annesso guardaroba). Di qui si passa per una sorta di anticamera, con doppio accesso alla sala da pranzo, da cui si esce nuovamente sul pianerottolo attraverso un breve corridoio ricavato con tramezzi di legno, che costituiscono le pareti dei servizi igienici e di altro ambiente destinato probabilmente alla servitù. Fra gli arredi e le decorazioni sono pregevoli il parquet del salotto, con motivi geometrici ripresi dagli ornati del soffitto a finti cassettoni; il pavimento della camera da letto in maioliche di manifattura campana del XIX secolo, ben armonizzate con la volta dipinta con cornici e vasi di fiori di gusto neosettecentesco; infine gli ornati Jugendstil della sala da pranzo, ascrivibili al primo decennio del Novecento.
Storia degli studi Il palazzo è compreso nelle principali opere sull'architettura bosana.
Castello di SerravalleCome arrivare Si abbandona la SS 131 all'altezza di Macomer, svoltando al bivio per Bosa, che si raggiunge dopo 29 km percorrendo la 129 bis. L'abitato di Bosa si stende sulle rive del fiume Temo, inerpicandosi con le abitazioni lungo il pendio del colle alla sommità del quale fu edificato il castello di Serravalle. Il nucleo originario della città si trovava sempre lungo il Temo, ma più all'interno, nel sito della chiesa di San Pietro extra muros.
Descrizione L'attuale cittadina di Bosa, con i palazzi e le chiese del centro storico, il castello e l'ex cattedrale romanica di San Pietro extra muros, le antiche concerie lungo il Temo, è uno dei luoghi fluviali di maggiore attrazione turistica in Sardegna, ricco di emergenze storico-artistiche. Il suo centro storico corrisponde a Bosa "nova", rifondata sulle rive del fiume Temo in prossimità del porto fluviale. Proprio a partire dal fiume il borgo si espande fino a giungere alle pendici della collina, dove si colloca il rione sa Costa, alla cui sommità fu costruito il castello di Serravalle. Nei pressi della cattedrale di San Pietro, sulla riva opposta del Temo, si trova il nucleo di Bosa "vetus", centro originario dell'abitato di Bosa. A 81 metri s.l.m. si erge il castello di Serravalle. Comunemente denominato castello dei Malaspina, deve questo appellativo alla tradizione secondo cui sarebbe stato costruito nel 1112 dall'omonima famiglia di nobili toscani trapiantati nell'isola alla metà dell'XI secolo. L'intero complesso del castello di Serravalle occupa un ettaro, all'interno del quale si colloca il castello vero e proprio, dell'ampiezza di 2000 mq. La fortificazione è ancora oggetto di studi e scavi archeologici per ridefinirne chiaramente la cronologia e gli interventi. Si è soliti individuare tre fasi cronologiche distinte a partire dal primo impianto, forse nel XII secolo, a cui apparterrebbero parti del muro a nord comprendente una torre. Degli inizi del XIV secolo sarebbe la ricostruzione della torre N/E, tipologicamente assimilabile alle torri dell'Elefante e di San Pancrazio, a Cagliari, erette tra il 1305 ed il 1307. La torre è realizzata in vulcanite chiara, priva di merli, ma terminante in una serie di mensole sporgenti. Era divisa in tre piani. Successivamente sarebbe stata costruita la grande cinta di mura che include sette torri di diversa forma, cinta che oltre a difendere il castello vero e proprio racchiude anche la chiesa di Nostra Signora de Sos Regnos Altos. Recenti scavi rivoluzionerebbero la cronologia del sito, ascrivendo a epoca successiva alla conquista arborense la realizzazione delle strutture oggi visibili. Tuttavia è necessario attendere il completamento di questi studi per rivedere la storia del castello di Bosa, monumento complesso non solo per le stratificazioni al suo interno, ma anche per le vicende storiche che lo caratterizzarono.
Storia degli studi Gli studi sul castello di Bosa e il suo abitato sono numerosissimi, data l'importanza del sito nella storia dell'arte isolana. Si vedano il testo di Mario Pintor dal titolo "Bosa e il suo castello" (1963), la monografia a cura di Salvatorangelo Spanu dal titolo "Il castello di Bosa" (1981), così come la parte relativa a questa fortificazione inserita nel volume di Foiso Fois "Castelli della Sardegna medioevale" (1992); del 1993 è la scheda sintetica nel volume di Roberto Coroneo "Architettura romanica dalla metà del Mille al primo '300".

Pianta Castello Serravalle