Come altre pianure sarde situate sul mare o attraversate da fiumi quella che si chiama Bassa Valle del Coghinas ha avuto per molti secoli una presenza umana rara con nulla o quasi incidenza sull’ecosistema, tanto che non più di qualche decennio fa ampie zone dell’attuale territorio comunale apparivano ancora intatte e sagomate dal solo agire dei venti, delle piene del fiume, dagli argini naturali e dalle resistenze delle eriche, dei tamerici e delle ginestre. Anche la penetrazione verso l’interno attraverso il fiume, navigabile con piccole barche per quattro chilometri, superate le barriere sabbiose della foce, doveva fermarsi per l’irruenza del corso poco dopo la gola ora dominata dalla torre medievale dei Doria, lì dove gorgogliano nella sabbia e nello stesso corso del fiume soffioni di acque calde che anche nell’antichità, si può pensare, richiamavano più dall’interno che dal mare ammalati in cerca di guarigione e di sollievo. Nel territorio propriamente del Comune rimangono oggi pochi segni di civiltà antiche, mentre nelle colline e appena dietro la cortina dei monti i segni di remoti insediamenti sono notevoli e diffusi. L’amministrazione ecclesiastica del territorio che unisce ancora oggi in un’unica diocesi Castelsardo e Tempio Pausania col nome di diocesi di Tempio-Ampurias risale ai primi anni del Cinquecento e si vuole prenda il nome da una villa, o scalo commerciale, situata alla foce del fiume col nome di Ampurias (da empórion), forse colonia dei Focei che in età romana, secondo la Geographia di Claudio Tolomeo, prese il nome di Iuliola. Non ne rimane traccia, o se vi sono esse giacciono ancora sotto le sabbie profonde nel bacino della foce. Ritrovamenti non significativi di suppellettili sono avvenuti nella zona della chiesa di San Pietro e a La Muddizza. Ma sebbene si possa supporre che in età romana e nell’alto Medioevo il territorio della valle sia stato popoloso e vivo, di certo in età spagnola, dopo precedenti e alterni passaggi fra il giudicato di Torres, le famiglie dei Canelles e dei Cano, si spopolò totalmente sino alla seconda metà dell’Ottocento, quando dalla Gallura (Aggius e Bortigiadas), e dall’Anglona (Sedini e Castelsardo) si insediarono nella Valle numerose famiglie che coltivarono da subito l’idea di dominare e ordinare il corso del fiume, bonificare i terreni paludosi e sfruttarne la fertilità per la coltura dei cereali. Nella piana a monte, oltre la barriera delle colline e di Monti Ruju, nel corso dell’Ottocento e sino ai primi anni del secolo successivo si alternarono progetti di colonizzazione agricola, stimolati prima dal governo sabaudo e poi dalle leggi speciali per la Sardegna, messi in atto perlopiù da imprenditori “continentali” che puntavano alla coltivazione moderna di tabacco e piante per fibre tessili: progetti finiti dopo poco nel nulla lasciando qualche edificio importante e molte cause legali sui diritti di proprietà. Nella Bassa valle del Coghinas l’ampia distesa delle terre da bonificare lasciava ampio spazio ai sogni imprenditoriali di un’agricoltura industriale in una piana che, debellata la malaria e arginato il fiume, avrebbe potuto popolarsi e dare ricchezza. Nel 1910 si insediò nella Valle l’azienda “Toscana tabacchi” con un primo stabilimento nelle proprietà della famiglia Lepori. Su quei terreni subentrò nel 1922 l’“Azienda agricola Fratelli Stangoni”, Alberto Mario e Arnaldo, che segnerà la storia del territorio sino alla fine degli anni Sessanta, prima con un’azienda mista, pastorale e agricola, e poi con uno stabilimento per la produzione industriale, l’inscatolamento e la commercializzazione di ortaggi e cereali. Intorno all’azienda Stangoni si formò una manodopera specializzata che dopo il declino aziendale subentrerò nel territorio sviluppando le colture del carciofo e del pomodoro. Un impulso notevole allo sviluppo agricolo venne dato nei primi anni Sessanta dalla costruzione del bacino idroelettrico di Casteldoria e dallo sbarramento che mise definitivamente sotto controllo il fiume. Ne conseguì il rapido incremento della popolazione, la nascita dei comuni autonomi di Valledoria e Santa Maria Coghinas, il miglioramento della viabilità e, oggi, lo sviluppo dei servizi al turismo con lo sfruttamento dell’ampio arenile di sabbia bianca e finissima che si sviluppa per 3500 m nel solo territorio di Valledoria.

Il paese
Poche case hanno più dei cinquant’anni del nome del paese – Valledoria, valle dei Doria, dalla famiglia genovese dei Doria ai quali si attribuisce la costruzione della torre castello che domina la valle, ora in comune di Santa Maria Coghinas – e in tutti e tre gli agglomerati che costituiscono il comune è difficile riconoscere un qualche ordine urbano oltre quello della statale che attraversa gli abitati. Solo in anni recenti si è tentato di ridare regolarità a un insediamento abitativo frutto di sovrapposizioni successive e di occupazione di spazi liberi. Alcune piccole piazze – ben curata quella del Comune –, e vie larghe nelle zone di nuovo insediamento provano a costruire un’identità altrimenti indefinita. Le case sono, tuttavia, curate con decoro e i villaggi turistici non hanno provocato devastazioni irreversibili. Pochi gli edifici significativi e i monumenti. A La Muddizza una chiesa parrocchiale intitolata a Nostra Signora di Fatima costruita con pietra locale ha forma di tempietto circolare. L’edificio più antico è quello della chiesa di San Pietro a Mare, fuori dal paese, su un dosso che guarda su un bacino lacustre dell’ansa del fiume: il san Pietro che vi è venerato è il san Pietro Celestino (il Celestino V dantesco, Pietro da Morrone, 1209-1296); della chiesa, restaurata negli anni Settanta, si fa risalire l’origine a un edificio dell’antica città di Ampurias: presenta una facciata in granito a vista, con archetto sopra il portale e un piccolo campanile sull’ingresso principale. Fuori dal centro abitato verso i campi della piana sorgono gli edifici in rovina dell’azienda Stangoni, nei quali è ancora visibile l’organizzazione aziendale. Fra i ruderi vi è una piccola chiesa, San Giuseppe, costruita dai fratelli Stangoni tra il 1917 e il 1920 e restaurata alla fine degli anni Ottanta. Nel paese sono presenti numerosi servizi, banche, posta, presidio sanitario, centri commerciali, un istituto di scuola superiore, una caserma dei carabinieri, società di trasporto e noleggio, una scuola civica di musica. Ampia e in continua evoluzione l’offerta di servizi al turismo con alberghi, camping, ristoranti, sport acquatici, ippica e centri ricreativi.